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Molino Paolo Mariani
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Parità di genere nei consorzi di tutela Le Donne del vino si mettono al lavoro!

L’emendamento che introduce l’obbligo per i Consorzi di tutela di garantire la parità dei generi nei loro cda, ha suscitato la soddisfazione de Le Donne del vino lasciando però dei dubbi sulla sua reale applicabilità: il provvedimento andrebbe modificato per essere più facilmente applicabile

12 febbraio 2016 | 10:01

Parità di genere nei consorzi di tutela Le Donne del vino si mettono al lavoro!

L’emendamento che introduce l’obbligo per i Consorzi di tutela di garantire la parità dei generi nei loro cda, ha suscitato la soddisfazione de Le Donne del vino lasciando però dei dubbi sulla sua reale applicabilità: il provvedimento andrebbe modificato per essere più facilmente applicabile

12 febbraio 2016 | 10:01

Dopo che la commissione Agricoltura della Camera ha approvato l'emendamento che obbligherebbe i Consorzi volontari di tutela a modificare entro sei mesi i loro statuti per garantire la parità dei generi nei loro Consigli di amministrazione, si è scatenata la reazione di Aicig (Associazione italiana consorzi indicazione geografica) e di Federdoc (Confederazione nazionale dei consorzi volontari tutela denominazioni dei vini italiani). Entrambe le associazioni si dichiarano sbalorditi dall'approvazione dell'emendamento, che a loro parere è difficilmente applicabile. Una reazione condivisa anche dall'associazione Le Donne del vino, che seppur soddisfatte dell'emendamento, confermano la difficoltà nell'applicarlo.



Pur esprimendo soddisfazione nel veder riconosciuto il contributo di competenze e capacità delle donne nel settore agroalimentare e particolarmente nel vino, Le Donne del Vino auspicano una concertazione finalizzata alla modifica del provvedimento che lo renda più facilmente applicabile e aderente alle finalità dei Consorzi stessi.

Una maggior presenza femminile può dare un decisivo apporto in tutto il comparto produttivo e in particolare nel segmento dove la produzione italiana è più debole e le donne hanno invece dimostrato di essere molto forti cioè nella comunicazione e nel marketing. Al fine di accrescere il numero di candidate donne ai consigli di amministrazione l’associazione Le Donne del vino è pronta a organizzare corsi di formazione che diano competenze e soprattutto motivazioni alle future consigliere.

Secondo i dati Unioncamere 2015 le donne dirigono 835.367 imprese agroalimentari cioè il 28,1% del totale italiano. Le aziende agricole a conduzione femminile sono il 33% del totale (G.Benedetto and G.L.Corinto «The Role of Women in the Sustainability of the Wine Industry: Two Case Studies in Italy» 2015).

Se da una parte Le Donne del vino pensano a soluzioni fomative per introdurre sempre più donne nel settore, dall'altra parte Aicig e Federdoc parlano di un provvedimento assurdo: «Questa misura - commentano in una nota congiunta Aicig e Federdoc - è stata presa senza la benché minima consultazione dei Consorzi ed esprime la totale non conoscenza circa la struttura, il ruolo, la rappresentatività che questi organismi di tutela dei prodotti italiani delle Denominazioni di origine protette, Indicazioni geografiche protette e attestazioni di specificità rivestono, nonché sulla composizione dei Consigli di Amministrazione che li reggono».

«Ci troviamo un provvedimento astruso e incomprensibile - spiega Giuseppe Liberatore (nella prima foto in basso), presidente Aicig - che non ha nulla a che vedere con la finalità dei Consorzi di tutela e con la composizione dei loro Cda, inapplicabile perché mancano le persone che rappresentano in modo paritario i due generi. È un dato di fatto che la base sociale dei Consorzi è rappresentata da imprese i cui rappresentanti legali sono generalmente uomini. Di riflesso anche la composizione dei cda del Consorzi riflette tale dato di fatto e non si capisce la ragione nel voler imporre una parità di genere che sarebbe nei fatti impossibile avere, perché non esiste alla base sociale».

Giuseppe Liberatore

La rappresentatività in seno al cda del Consorzio di tutela è legata infatti alla produzione di quella denominazione e i suoi componenti sono i rappresentanti legali delle aziende associate o loro delegati, secondo norme statutarie approvate dal ministero delle Politiche agricole e forestali. Pertanto, le persone che compongono i cda dei Consorzi di tutela riflettono solo ed esclusivamente la base produttiva della denominazione e da questa sono nominate, indipendentemente dal genere.

Riccardo Ricci Curbastro

«Pur rilevando nel mondo del vino una presenza femminile maggiore rispetto ad altri comparti - afferma Riccardo Ricci Curbastro (nella foto appena sopra), presidente Federdoc - non è accettabile un'imposizione del genere dall'alto senza un confronto con i Consorzi stessi rappresentativi della base. Non è imponendo percentuali di genere nei cda dei Consorzi che si afferma la presenza delle donne nel mondo dell'agricoltura e esprimiamo vivamente dubbio e stupore in merito alla ragione di tale provvedimento". Non è pensabile, secondo le due associazioni, come una presenza paritaria o comunque equilibrata dei generi all'interno del cda, imposta per legge, possa meglio rappresentare la base produttiva delle Denominazioni, in special modo se uno dei due generi è quasi del tutto assente dal sistema. Aicig e Federdoc restano "totalmente disponibili per fornire tutte le informazioni relative a quanto asserito, auspicando che tale provvedimento, comunque nella realtà inapplicabile, possa venire ripreso durante il dibattito in aula».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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