Venti anni fa al Ghemme, il più nobile dei vini novaresi, Doc dal 1969 venne assegnata la Docg e l’anniversario è stato celebrato con un convegno a Roma al ministero delle Politiche agricole. Il vice ministro Andrea Olivero ha dato il benvenuto agli ospiti novaresi nella sede istituzionale che ha definito «la casa dell’agricoltura e di chi scommette su un territorio e sul suo modello di crescita sulla base di un’identità geografica».

All’incontro, preceduto da una visita alla storica Biblioteca presente nel Ministero dal 1913, sono intervenuti Maurizio Comoli, presidente della Camera di Commercio di Novara, Giuseppe Martelli, presidente del Comitato nazionale Vino, Maria Rosa Fagnoni, alla guida dell’Atl di Novara e Lorella Zoppis, presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte. Hanno portato il loro saluto i parlamentari novaresi Elena Ferrara e Giovanni Falcone insieme al sindaco di Ghemme Davide Temporelli e ad Alberto Macchi, presidente dell’ente camerale nel 1997, all’epoca del conferimento della Docg.
La storia di questo rosso particolarmente apprezzato, prodotto in piccoli numeri, va molto indietro nel tempo, dalle tecniche colturali praticate dai romani nella vecchia Agamium agli apprezzamenti dei Visconti e degli Sforza, di Stendhal, del generale Magnani Ricotti fondatore del Corpo degli Alpini fino a quello di Mario Soldati che lo definì «eccellente e di prim’ordine. Un Gattinara più scuro, più violento, meno trasparente, meno liquoroso, meno raffinato ma forse più genuino».
Può essere Docg solo se viene prodotto nel comune di Ghemme e in parte del comune di Romagnano Sesia. Piccoli numeri ma grande la qualità: «È un prodotto di nicchia in termini quantitativi - ha detto Maurizio Comoli - ma lo è anche dal punto di vista qualitativo perché rientra tra i 73 Docg nazionali, anche se è tra le 10 più piccole. Un ruolo di tutto rispetto in un Piemonte che guida l’elenco delle regioni italiane con ben 58 denominazioni di origine».
Ulteriore svolta qualitativa e restrittiva negli ultimi 20 anni: non più di 80 ql per ettaro e 3 kg al massimo di uva per ceppo, l’impiego di uva Nebbiolo (Spanna) minimo 75% lascando a Vespolina e all’Uva Rara (Bonarda Novarese) il rimanente 25%. È stato anche prolungato il periodo di invecchiamento (3 anni e almeno 20 mesi in botti di rovere) e prevista una riserva (4 anni) con ulteriori sottolineature qualitative. Rigidamente fissate anche le zone di imbottigliamento (prima della Docg si poteva imbottigliare dovunque, anche all’estero) e affinamento in bottiglia di 9 mesi. Anche il packaging è ora rigoroso: borgognona e bordolese di vetro scuro e tappo di sughero. La produzione attuale è di 1.836 ettolitri. Il 56% va all’estero mentre il mercato locale ne assorte il 18% (il regionale l’11% e il nazionale il restante 15%.

Giuseppe Martelli, Davide Temporelli, Maurizio Comoli e Lorella Zoppis
Al convegno romano
Giuseppe Martelli, presidente del Comitato nazionale vini Dop e Igp, personalmente impegnato nel 1997 al passaggio dalla Doc alla Docg insieme ad Alberto Macchi e a Paolo Cattaneo, presidente della Provincia, si è soffermato al lungo sulle tappe del percorso che ha portato ad un radicale rinnovo di un disciplinare vecchio di 28 anni.
«Non è stato solo un riconoscimento formale della qualità - ha detto Martelli - ma l’occasione di perfezionare il palinsesto produttivo alla luce dell’esperienza e dell’evoluzione del comparto».
Lorella Zoppis, presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte ha detto che molte aziende stanno investendo nel Ghemme, invertendo la tendenza del passato, e che sono soprattutto i giovani ad avvicinarsi alla produzione.
«Siamo molto piccoli se questo può essere considerato un limite - ha sottolineato - ma il terroir è un fattore non esportabile. Dobbiamo lavorare insieme a prescindere dalle varie denominazioni». Anche per il vice ministro Andrea Olivero le indicazioni geografiche funzionano solo se si riesce e fare squadra, se il prodotto e il territorio procedono insieme e se si va verso la massima qualità.
«La Docg del Ghemme - ha detto Olivero - significa anche scelte consapevoli di chi ha voluto rischiare con norme restrittive, controlli e costi. Abbiamo bisogno di questi imprenditori e i risultati qualitativi ed economici sono eccellenti». Più che mai in questo caso la qualità dei vini delle colline novaresi (oltre alla Docg ci sono 4 Doc: Boca, Fara, Sizzano e Colline Novaresi) possono promuovere il territorio. «Il Ghemme è un vino ormai riconosciuto in tutto il mondo - ha detto
Maria Rosa Fagnoni dell’Atl di Novara - è un prodotto che fa onore al territorio. Ci sono tanti eventi legati alla tradizione vitivinicola ed enogastronomica e appuntamenti culturali in tutto l’arco dell’anno. Abbiamo antichi borghi e grandi testimonianze del passato oltre ad una natura si speciale bellezza. Bellissimi i panorami che si godono dalle colline moreniche, propaggini del Monte Rosa».
Degustazione infine di prodotti tipici e di vini delle aziende: Platinetti Guido di Fontana Stefano e Andrea, Azienda agricola Brigatti Francesco, Ca’ Nova di Codecasa Giada, Azienda agricola Vitivinicola Ioppa Fratelli Giampiero e Giorgio, La Torretta di Ferro Lorenzo, Azienda Mazzoni Tiziano, Rovellotti Viticoltori, Azienda agricola Torraccia del Piantavigna, Vigneti Valle Roncati, Azienda agricola Mirù di Arlunno Marco e Casa vinicola Paride Chiovini.
Per informazioni:
www.consnebbiolialtop.it