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Le Colture, la realtà famigliare che diventa un'eccellenza

Un'azienda storica che per prima iniziò a produrre Prosecco, quando ancora la denominazione non era nota e apprezzata. Un lavoro di famiglia dalla vigna alla commercializzazione

di Mariella Morosi
 
08 giugno 2021 | 16:28

Le Colture, la realtà famigliare che diventa un'eccellenza

Un'azienda storica che per prima iniziò a produrre Prosecco, quando ancora la denominazione non era nota e apprezzata. Un lavoro di famiglia dalla vigna alla commercializzazione

di Mariella Morosi
08 giugno 2021 | 16:28
 

Sono spesso storie familiari di passioni, trasmesse da generazione a generazione, a identificarsi in un vino, un prodotto che non è mai soltanto tale anche se legato agli stili di consumo e alle regole del marketing. E' il caso dell'azienda trevigiana Le Colture della famiglia Ruggeri di Santo Stefano di Valdobbiadene. Pioniera del Prosecco negli anni '80, quando ancora era lontano il successo planetario di questo vino,  si dedica alla vitivinicoltura nelle terre Patrimonio Unesco tra Valdobbiadene e Conegliano. 

La famiglia Ruggeri Le Colture, la realtà famigliare che diventa un'eccellenza

La famiglia Ruggeri


La dinastia dei Ruggeri

Ha cominciato Cesare Ruggeri, allevatore e vignaiolo, a credere e a progettare l’idea di una propria azienda vitivinicola, senza limitarsi al conferimento delle uve come tanti altri coltivatori in questa area vocata quanto parcellizzata. Non era facile allora firmare una produzione che fosse massima espressione territoriale e di altissimi livelli qualitativi, ma l'ambizione è stata realizzata e trasmessa ai giovani della famiglia. Oggi i tre figli Silvia, Alberto e Veronica hanno scelto di proseguire nella conduzione dell'azienda, forti per entusiasmo e spirito innovativo e stimolati dal crescente successo delle etichette Le Colture.

Ma è sempre papà Cesare a curare e coordinare il lavoro in vigna, così come la moglie Biancarosa continua a rappresentare un riferimento determinante per il team,  solido e affiatato,  in cui ognuno è direttamente coinvolto in una fase produttiva, dal lavoro in vigna alla selezione delle uve, dai vari momenti della vinificazione a quelli della spumantizzazione, fino alla commercializzazione. Un controllo accurato dell’intera filiera produttiva  è una garanzia per il consumatore e crea quell’affidabilità che il brand garantisce. Tante le linee guida ormai datate e inderogabili perchè il risultato finale sia la qualità e la finezza nel calice. Ma prima ancora ci sono il rispetto dell’equilibrio di ambiente, natura, ecosistema e biodiversità, la selezione e la ricerca costante nei vigneti, un background storico basato sulla tradizione ma anche aperto all'innovazione.

Un "credo" nato con l'azienda

Cesare Ruggeri, in società con il fratello Renato, la pensava così anche all'inizio dell'avventura. «Allora - racconta il figlio Alberto - pochissimi a Valdobbiadene imbottigliavano il vino, semplicemente perché non era prassi: le uve si coltivavano per essere vendute. Mio padre, in questo, ha aperto una via diventando uno dei pochi a gestire l’intera filiera produttiva, dalla vigna alla bottiglia».  I fratelli si separano nel 2014, quando gli ettari vitati sono diventati 40. E' l'anno della svolta: l'azienda si divide e cambia nome, diventando Le Colture, toponimo della zona. Cesare allora promuove una serie di acquisizioni con l’obiettivo di tornare ad avere una proprietà ampia e consolidata. Ora gli ettari sono 45 tra Santo Stefano e altre zone come Valdobbiadene - con una porzione di un ettaro e mezzo sulla collina del Cartizze- fino all'altopiano di San Pietro di Feletto, a ridosso di Conegliano.

«I cru si trovano attualmente sulle Rive di Santo Stefano - dice Alberto Ruggeri – a cui si aggiungono quelli del Cartizze e dei vigneti di Valdobbiadene. Gli spumanti Le Colture sono ottenuti unicamente dalla lavorazione di uva Glera, proveniente dai vigneti di proprietà situati nella denominazione del Valdobbiadene Docg e raccolta esclusivamente a mano e utilizziamo il Metodo Martinotti con rifermentazione in autoclave a temperatura controllata. La gamma dei nostri vini è completata dall' extra dry Pianer,  il brut Rosé, fino al Prosecco Doc e il rosso Cabernet Igt Prime Gemme che nasce dai vigneti nella zona del Montello».

I vigenti dell'azienda Le Colture, la realtà famigliare che diventa un'eccellenza
I vigenti dell'azienda


L'agriturismo oltre all'azienda vinicola

In questo modesto rilievo montuoso nel 2006 viene realizzata una struttura di accoglienza, l’agriturismo Prime Gemme, in stile tradizionale veneto con pareti in pietra, pavimenti in legno e ringhiere in ferro battuto. In un incontro web è stata Veronica Ruggeri a raccontare questa storia familiare e a condurre la degustazione in diretta di tre etichette, tra le più rappresentative della Valdobbiadene Docg e massima espressione della Glera: Il Brut Rive di Santo Stefano Gerardo, il Brut Fagher e il Cartizze. Il primo vino degustato è stato dedicato al nonno Gerardo Ruggeri in omaggio alla passione con cui curava le sue Rive, terreni scoscesi e ripidi, di non facile coltivazione, nel quale vengono prodotte delle uve di particolare qualità. E' stata questa  la prima etichetta prodotta a Santo Stefano a partire dal 2014, da vigneti di 35-40 anni, quando fu istituita  la denominazione Rive per rafforzare il valore di una viticoltura quasi eroica per le forti pendenze.

Il nuovo Disciplinare del Prosecco Docg prevede quindi la possibilità di produrre veri e propri cru con questa dizione che può essere aggiunta a quella Conegliano o Valdobbiadene Prosecco Superiore. Il terreno è calcareo, di origine marina ma anche per la disgregazione delle montagne e gli conferisce mineralità. Il colore è giallo paglierino chiaro, il perlage fine e la spuma persistente, con aromi vegetali di fiori bianchi e frutta e buona sapidità. Anche le annate più vecchie ne mantengono la freschezza. Se ne producono circa 6000 bottiglie l'anno.

Un'etichetta dell'azienda Le Colture, la realtà famigliare che diventa un'eccellenza
Un'etichetta dell'azienda

 

Brut Fagher, un Valdobbiadene Docg dal successo internazionale

Il Brut Fagher - il nome viene da faggio - è invece il Valdobbiadene Docg più moderno e dal grande successo internazionale. I suoi elementi più attraenti sono racchiusi nei profumi ricchi di sentori di agrumi e di vegetali freschi accompagnati da nota di pane unita ad una viva energia gustativa. Il perlage fine assicura la persistenza del sapore e la pulizia del palato oltre a costituire un vantaggio negli abbinamenti col cibo.

Cartizze, il vino che strizza l'occhio al territorio

E infine il Cartizze è stato il terzo vino, fortemente territoriale, degustato. Chiamato così per l’antico nome dialettale ‘gardiz’ il graticcio sul quale veniva posta l'uva ad appassire e viene dalla sottodenominazione che interessa un’area di poco più di un centinaio di ettari nel comune di Valdobbiadene,  tra le colline più scoscese di Santo Stefano e Saccol. Qui, nel piccolo anfiteatro della proprietà Le Colture, la Glera raggiunge quasi una sovramaturazione, garantendo così un’inusuale concentrazione di aromi. Lo spumante, pur mantenendo la freschezza del Prosecco Superiore diventa più amabile e denso di profumi, di pesca gialla, vaniglia e anche sentore di confetto. Il gusto è fresco e morbido. La produzione spumantistica dell'azienda,  in tutte le sue denominazioni, Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg, Conegliano Valdobbiadene Docg e Prosecco Doc, comprende anche il Dry Cruner ottenuto da un'esclusiva selezione di Glera provenienti da soli vigneti nella zona di Valdobbiadene, di particolare pregio dove la combinazione di un microclima più dolce ad un terreno di arenaria ed argilla garantisce una maggior concentrazione di aromi e sapori,  l'Extra Dry Pianer, versione classica del Valdobbiadene Docg,e il Brut Rosé, blend di Merlot e Chardonnay. C'è poi una tipologia di frizzate, il Mas, con legatura a spago, e due rossi del Montello, blend di Cabernet Sauvignon e Cabertent Franc. C'è storia, in questa famiglia, ma anche futuro: in cantiere anche nuovi progetti per promuovere l'enoturismo.


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