Il vino italiano subirà quest’anno una contrazione del proprio fatturato del 2,5%-3% a causa del combinato disposto di fattori congiunturali che con la guerra hanno subito un’ulteriore accelerazione. È quanto riferisce l'Unione italiana vini al convegno Bampo Bpm/Prometeia, che si è svolto a Vinitaly. Ma non solo, Uiv stima per quest'anno un ulteriore aumento del costo medio di produzione per circa 400 milioni di euro, portando il surplus sui costi produttivi sui 12 mesi del 2022, che incidono per oltre il 30% sul valore della bottiglia media, a 1,7 miliardi di euro.

Lo stress test sul vino italiano
Lo studio “Stress test: il vino italiano alla prova congiunturale” di Banco BPM e Prometeia guarda agli effetti sul settore di uno scenario geopolitico di particolare gravità: una guerra in corso che ha effetti non solo attraverso la fisiologica sottrazione di spazi di mercato nei due paesi coinvolti (340 milioni di euro esportati nell’ultimo anno in Russia e Ucraina, con Piemonte e Veneto le regioni più esposte), ma pesa sulla fiducia globale e soprattutto sui costi delle imprese.
Le conseguenze immediate sono una revisione al ribasso di quasi 3 punti nel biennio 2022-’23 per la crescita della domanda mondiale del settore. È tuttavia dal lato degli approvvigionamenti (costi, ma anche disponibilità effettiva) che le tensioni dello scenario si fanno stringenti. Nell’ultimo mese è infatti proseguita una dinamica inflattiva degli input strategici per il settore, confermando un trend già attivo nel 2021. Dopo lo shock proveniente dall’est, le previsioni Prometeia per l’anno in corso stimano un aumento a doppia cifra per le commodity più rilevanti, dall’energia ai materiali d’imballaggio, ai fertilizzanti. Nonostante i due shock, uno di domanda e uno di offerta, il fatturato delle imprese si manterrà in crescita sia nell’anno in corso (+ 2,5% i volumi) sia nel 2023 (+1,6%).
Uiv: «Il vino subirà una contrazione del fatturato»
«Il vino italiano subirà quest’anno una contrazione del proprio fatturato del 2,5%-3% a causa del combinato disposto di fattori congiunturali che con la guerra hanno subito un’ulteriore accelerazione». Lo ha detto a Vinitaly al convegno del Banco Bpm/Prometeia, il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. “Il quasi completo azzeramento delle vendite presso i mercati emergenti coinvolti nel conflitto – ha proseguito Castelletti - ma soprattutto l’escalation dei costi di produzione, dell’inflazione e il crollo della fiducia dei consumatori sta creando una spirale particolarmente negativa sul vino italiano». Allo stato attuale, Uiv stima un ulteriore aumento del costo medio di produzione per circa 400 milioni di euro, portando il surplus sui costi produttivi sui 12 mesi 2022 – che incidono ormai per oltre il 30% sul valore della bottiglia media - a 1,7 miliardi di euro.
Federvini: «Occorre sostenere le aziende vinicole»
La congiuntura economica è indubbiamente complessa, come ha spiegato Federvini. «Il conflitto russo ucraino ha ulteriormente aggravato un quadro già segnato dai rincari nella logistica e dagli aumenti dei prezzi delle materie prime (vetro +25%, cartone più che raddoppiato, tappi + 40%) che ogni giorno sempre di più mettono a dura prova gli operatori». Lo ha detto, oggi al Vinitaly al convegno del Banco Bpm/Prometeia, il direttore generale di Federvini, Vittorio Cino. «Federvini – ha aggiunto Cino - Fin da subito ha messo in luce questi aspetti, ora occorre sostenere le aziende vinicole con azioni promozionali mirate che facilitino l’accesso a nuovi mercati e che prevedano un serio supporto nell’internazionalizzazione. Non possiamo vanificare la ripresa che lentamente stavamo recuperando- ricordo che il vino ha raggiunto i 7 miliardi in valore export - le aziende del settore stanno dimostrando una resilienza straordinaria ma le incognite all’orizzonte sono tante».