Il vino nella penisola Etnea ha radici antichissime e gli storici sono ormai concordi nell'affermare che siano stati i Greci, intorno al VII secolo aC, a iniziare alla viticoltura questo straordinario territorio dalle peculiarità uniche, che in quelle epoche lontane era una colonia della Magna Grecia.
La mitologia ellenica, fino al 1600 aC, riteneva il vino una bevanda sacra, i cui segreti erano appannaggio di Dioniso, dio dell'estasi e della liberazione dei sensi, il quale, secondo la leggenda ne avrebbe fatto dono a Oreste, figlio di Agamennone re di Micene, svelandogli le pratiche della coltivazione e della vinificazione.
tre Etna Rosso da non lasciarsi sfuggire
Sarà nel corso dei secoli successivi, che diverrà sempre di più elemento quotidiano e inno alla gioia e alla tavola. In quelle epoche i vini erano prevalentemente dolci, ottenuti da uve passite oppure ricavati da uve acerbe, il cui mosto veniva portato a ebollizione aggiungendo resina di pino o miele, che ne accentuava la rotondità insieme a essenze come timo, menta e cannella che conferivano note speziate.
Il vino da pronta beva era conservato in otri di cuoio e in piccole anfore di terracotta, mentre quello che si riteneva dovesse affinare, era riposto in capienti giare. Poi arrivarono i Romani a cui si riconosce di aver ampliato le superfici vitate, connotando una florida attività, con produzioni che si esportavano in tutti i paesi del Mediterraneo.
L'area dell’Etna, nel catanese, rappresenta la più antica civiltà agricola siciliana, la prima ad essere colonizzata dai Greci e rivela una particolare morfologia, plasmata dalle copiose colate laviche, che conferiscono caratteristiche originalissime al territorio e al microclima. Peculiarità molto diverse fra loro, a seconda della posizione e del terroir, in un contesto che esprime un’enologia variegata, in ragione dell’influenza del più alto vulcano attivo dell’Europa continentale, che si erge a 3324 m sul mare.
L’area dell’Etna si sviluppa su oltre 1250 km2, mentre la parte craterica sommitale del vulcano, continua a evolversi, come è accaduto negli ultimi 120 anni, nei quali si sono formate ben cinque bocche, quando oltre un secolo fa, la cima del vulcano culminava in un unico cratere centrale.
È una viticoltura affascinante che ha sempre a che fare con “A Muntagna” (come gli abitanti dell’Etna chiamano il vulcano), capace di produrre vini di elevata qualità, su terreni vulcanici con forti pendenze e terrazzamenti, in un microclima che esprime temperature fresche e suoli spiccatamente minerali. La Doc Etna, conferita nel 1968, è stata la prima delle Doc siciliane ad essere riconosciuta, in un territorio il cui valore, oggi ha raggiunto quotazioni record che sfiorano i 130 mila euro all'ettaro.
Nicola Gumina - Fílici Etna Rosso Doc
Variazione di agnello abbinato al Fílici Etna Rosso Doc abbinato alla
Castiglione di Sicilia (Ct), l’antica Castrum Leonis, uno dei più suggestivi centri medievali della parte orientale dell’isola, in località Piano Fìlici, chiamata così dalle felci presenti in quantità, dove prosperano i vigneti biologici della tenuta Nicola Gumina. Un’azienda a carattere familiare con un approccio contemporaneo, ma fedele alle radici e alla tradizione, nata nel 1990, a quasi 800 m di altezza, in una delle 46 contrade della località, dove tutto parla di biodiversità del territorio e di salvaguardia dei vitigni autoctoni, Nerello Mascalese, Caricante, Catarratto. L’eccellente lavoro portato avanti in vigna, con i filari limitrofi a frutteti di specie antiche e al bosco incontaminato di querce, prosegue con una scrupolosa raccolta in cassette e un’accurata selezione manuale delle uve Nerello Mascalese, dai caratteristici grappoli compatti, con acino allungato, buccia spessa e colore rosso scuro, tendente al violetto. Seguirà una lunga macerazione sulle bucce, per estrarre i preziosi antociani e proseguire con 24 mesi di lenta maturazione in tonneaux esausti da 500 litri, terminando con l’affinamento in bottiglia di un anno. Un Etna dalla coinvolgente potenza espressiva, che al naso vira verso sentori di frutta rossa, lampone, more, fragoline di bosco, viola, chiodi di garofano, mentre il sorso di grande afflato, ci restituisce struttura, linearità, una bella acidità, che lo rende teso, schietto, facile, piacevole, rivelando profondità e lunghezza, lasciando intuire una particolare predisposizione all’invecchiamento.
Varietà: Nerello Mascalese 100%
Forma di allevamento: Cordone speronato
Prezzo medio: € 23
Abbinamento consigliato: Variazione di agnello - Ricetta pasquale di Rosario Simeoli, socio Euro-Toques e chef del ristorante Trattoria Pomo d’Oro a Budapest in Ungheria
Tenuta Benedetta - Rosso di Laura 2016 Etna Rosso Doc
Ravioli allo stracotto di maialino nero dei Nebrodi abbinato al Rosso di Laura 2016 Etna Rosso Doc
Dopo la laurea in viticoltura ed enologia Daniele Noli ripercorre le orme del papà vignaiolo, puntando su un progetto fortemente identitario, che parla di passione e integrità. Grazie alla condivisione di intenti con la moglie Laura e la figlia Benedetta, da vita a una realtà di pregio, su tre aree vitate tra Castiglione e Milo: Vigna Laura, Vigna Benedetta e Vigna Mariagrazia, dove prosperano vitigni antichi, ma anche il Sangiovese, un’autentica rarità in quest’area. Il contesto è quello straordinario dell’Etna, con le sue contraddizioni determinate dall’altitudine, dall’esposizione, dalle pendenze, dal microclima e dai suoli vulcanici in perenne movimento, grazie ai quali si originano vini come il Rosso di Laura, un grande Etna, capace di entusiasmare anche i neofiti, per il suo approccio local e la sua personalità. Un vino che nasce a Vigna Laura in contrada Verzella, nel Comune di Castiglione, dove Tenuta Benedetta ha due vigneti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio dei primi del ‘900. Vigne antiche, a 650 m di altezza, con una densità di novemila piante per ettaro, vendemmiate a ottobre, la cui vinificazione avviene a temperatura controllata in tini di rovere francese, la maturazione in tonneaux francesi da 500 litri di secondo passaggio per 13 mesi, completandosi con l’affinamento in bottiglia di circa un anno. Un Etna rosso che rappresenta un’autentica immersione nel territorio. Al naso sentori di piccoli frutti rossi, ribes nero, more, viola, ma prima evidenti accenni balsamici e sulfurei, di liquirizia, grafite, cenere. Al palato un sorso ampio, pieno, che denota un frutto maturo, caldo, asciutto, un’acidità più lieve degli altri due Etna, corposo, voluminoso, tondo, con note di pepe e tabacco e un attacco tutto armonia, eleganza e precisione.
Varietà: 80% Nerello Mascalese, 20% Nerello Cappuccio
Forma di allevamento: Alberello etneo
Prezzo medio: 35 €
Abbinamento consigliato: Ravioli allo stracotto di maialino nero dei Nebrodi - Una ricetta che rievoca i sapori di Sicilia, realizzata da Gianfilippo Gatto dell'A'Cuncuma Restaurant di Palermo e socio Euro-Toques Italia
Pietradolce - Contrada Santo Spirito Etna Rosso Doc
Carnaroli ai galletti e fondo bruno di vitello abbinato al Contrada Santo Spirito Etna Rosso Doc
A Solicchiata, una delle sette frazioni di Castiglione di Sicilia, nella parte occidentale dell'Etna, un piccolo gioiello enoico, sorto nel 2005, grazie alla passione della famiglia Faro. 11 ettari vitati, con suoli sabbiosi e abbondante presenza di scheletro, tra i 600 e i 900 m di altitudine, estesi su tre appezzamenti, lambiti dal fiume Alcantara, in un’area interessata dalla colata lavica del 1923, che portò in visita re Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini. Una cantina ipogea di nuova concezione che si inserisce armoniosamente nel contesto paesaggistico, concepita con una filosofia ecosostenibile, tale da ridurre lo spreco e consentire il recupero energetico, ma anche un brand che vive in simbiosi con l’arte e il sociale, grazie ad artisti e artigiani locali, tra cui Alfio Bonanno e Giorgio Vigna, che utilizzando ferro, legno, terra dei vigneti e roccia vulcanica, hanno realizzato suggestive opere d’arte che sono state collocate tra le botti. E l’assaggio non disattende, un grande Etna Rosso, che ci trasporta a quelle latitudini lontane tra lava e neve, dove “A Muntagna”, con le sue manifestazioni primordiali, influenza profondamente le produzioni, trasmettendo a tutto ciò che si produce, dall’uva, agli ortaggi, alle piante officinali, profumi e sapori unici. La raccolta manuale delle uve, avviene nella seconda decade di ottobre, seguirà una pressatura soffice e la macerazione sulle bucce in vasche di cemento per 18 giorni; mentre l’affinamento si protrae per 14 mesi in tonneaux di rovere francese dove ha luogo la fermentazione malolattica naturale. Al naso è decisamente floreale, con impercettibili note di ginestra, felce, rosmarino, timo, agrumi. Al palato il sorso è avvolgente, pieno, carico, minerale, estrae la parte di lampone e fragolina, rilasciando lievi note vegetali e speziate di pepe e tabacco, e infine rivelandosi piacevole, croccante, profondo, elegante, con una intrigante lunghezza e persistenza.
Varietà: Nerello Mascalese
Forma di allevamento: Alberello pre-phylloxera con 90 anni di età
Prezzo medio: € 39
Abbinamento consigliato: Carnaroli ai galletti e fondo bruno di vitello - Ricetta di Andrea Levratto, chef del Porto Pojana Ristorante Terminus a Riva San Vitale (Svizzera) e socio Euro-Toques Italia