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fuori vinitaly

I maestri raccontano... History, Wine and Art: il successo dell'evento

Alessia Grola, con il team di 5 Hats, ha orchestrato un evento esclusivo per i buyer del 5 Hats Taste Club durante Vinitaly, con l'obiettivo di creare nuove connessioni commerciali tra i buyers del club e le aziende vinicole

di Fabio Di Pietro
F&B Manager di 5 Hats
 
22 maggio 2024 | 08:30

I maestri raccontano... History, Wine and Art: il successo dell'evento

Alessia Grola, con il team di 5 Hats, ha orchestrato un evento esclusivo per i buyer del 5 Hats Taste Club durante Vinitaly, con l'obiettivo di creare nuove connessioni commerciali tra i buyers del club e le aziende vinicole

di Fabio Di Pietro
F&B Manager di 5 Hats
22 maggio 2024 | 08:30
 

Come abbiamo detto spesso la maestria non è solo l’eccellenza raggiunta in un’abilità produttiva, ma si esprime anche attraverso la capacità di “cucire” talenti espressivi e valorizzarli. A questo proposito oggi mi faccio condurre da una vera maestra in materia come Alessia Grola (Presidente di 5 Hats e diretta responsabile della direzione artistica delle attività promozionali dell’Agenzia in giro per il mondo) nei paradigmi per creare un grande evento.

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Alla Biblioteca Capitolare di Verona si è tenuto il fomrat History, Wine and Art di 5 Hats

History, Wine and Art: L'esclusivo evento del 5 Hats Taste Club durante il fuori Vinitaly

Nel caso specifico parliamo di una situazione in cui, in occasione di Vinitaly, il 5 Hats Taste Club si è riunito in un momento esclusivo dove i buyers del club hanno potuto creare attraverso l’agenzia 5 Hats nuove connessioni commerciali o consolidare i mercati con una selezione di aziende.

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Alessia Grola

Senza soffermarsi troppo in tecnicismi, ma andando a parlare della serata, Alessia ci dice: «Con l’evento alla Biblioteca Capitolare si è voluto fare un regalo ai nostri buyers esteri: vivere per una sera una location storica ricca d’arte e far assaporare l’Italia, abbinando musica ed una proposta food non prettamente locale, attraverso un fusion fra i diversi territori italiani. Raggiungere questo obiettivo con questo format che abbiamo chiamato History, Wine and Art è stato come confezionare per loro una bomboniera chiamata Italia».

History, Wine and Art: parola agli chef Daniele Riccardi e Federico Spiazzi 

È stato realizzato un menu che presentasse diverse regioni e che desse la possibilità di abbinare ai piatti più di un unico vino, facendo giocare i commensali con gli abbinamenti organolettici. A questo proposito, intervistare in modo doppio i due chef Daniele Riccardi (partenopeo ed executive del Th Hotel Parchi del Garda di Lazise, Vr) e Federico Spiazzi (veronese doc e patron del Ristorante la Pesa di Poiano, Vr) ci sembra una naturale conseguenza:

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Lo chef Daniele Riccardi durante l'evento

Costruire un menu di una sera per rappresentare l’Italia ad un pubblico internazionale dove la cena non era “al tavolo” che sfida è stata?
Daniele Riccardi: «L’ idea di partecipare ad un format di questo tipo è stata molto stimolante da un punto di vista creativo, sia per l’idea di fare un servizio non convenzionale sia per quella di proporre anche piatti che non appartengono al mio bagaglio culinario. Cercare di portare l’italianità senza utilizzare piatti troppo inflazionati è stato molto divertente».
Federico Spiazzi: «Aver creato un menu a passaggio per un pubblico internazionale è stata una bella sfida: si sa che la stragrande maggioranza preferisce stare comodi seduti al proprio tavolo, insieme siamo riusciti a stravolgere la cena e proporre un punto di vista diverso».

Alcuni dei piatti che avete costruito insieme per l’evento possiamo definirli un fusion fra territori: ritieni proponibile questo modello anche nella ristorazione quotidiana?
DR: «Purtroppo la ristorazione contemporanea sta perdendo molto del suo smalto. Oggi quando vado in giro cerco sempre dei posti che mi diano spunto di territorialità con uno sguardo verso nuove idee. Il problema è che fai fatica a trovare locali dove ci sia conoscenza della tradizione locale. Tanti colleghi guardano soprattutto i trend del momento per poi farsi carico di qualcosa che non gli appartiene».
FS: «Penso che le collaborazioni tra cuochi siano un modo per imparare gli uni dagli altri e migliorarsi: anche questa è ristorazione».

È stata complessa la sfida di realizzare piatti che andassero abbinati a più vini?
DR: «È stata anche questa una sfida interessante, avere poi la fortuna di essere affiancati da professionisti di spessore come il Team 5 Hats, ti rende la vita più facile. Il ventaglio di vini era molto ampio ma siamo riusciti a divertirci azzeccando gli abbinamenti».
FS: «Non direi particolarmente; penso che oggi si possano abbinare dei rossi con il pesce e dei bianchi con la carne e nel nostro locale lo facciamo già e si dimostra sempre un bel gioco».

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Lo chef Federico Spiazzi

Il tuo collega è di una zona “culinaria” completamente diversa dalla tua: cosa ti è piaciuto particolarmente della sua proposta?
DR: «Trovo molto interessante tutta la verve giovanile che ha messo nella sua proposta; fai fatica oggi a trovare colleghi giovani che si approcciano a questo lavoro senza sentire il peso di tutta l’influenza mediatica che ci circonda oggi. Essere giovani e vogliosi sono sempre dei valori che mi colpiscono».
FS: «Il bello è stato proprio questo, ovvero due cuochi molto diversi tra loro con esperienze e culture diverse a confronto: posso solo dire che per me Daniele è stato superlativo».

La location ed il mood della serata ti ha influenzato nelle scelte e sul cosa proporre?
DR: «Mi sarebbe piaciuto farmi influenzare di più; la location ed il chiostro in particolare mi ricordavano un posto che ha fatto parte della mia storia lavorativa. La biblioteca poi era particolarmente affascinante e se avessimo avuto più tempo mi sarei fatto condizionare molto di più, sono uno che ragiona di cuore e col senno di poi mi sarebbe piaciuto tirare fuori qualche ricordo in più nel menu, ma ci sarà occasione».
FS: «In una location raffinata ed allo tempo piena di storia abbiamo curato il minimo dettaglio, anche in alcune situazioni in cui i piatti erano molto semplici, perchè il contesto lo meritava».

Quali sono stati i valori che conserverai da questa esperienza?
DR: «Tutte queste esperienze permettono di mettere benzina nel serbatoio della passione, siamo cuochi di “vecchio stampo” e ci piace ancora entrare in cucina con gli odori di una volta e mettere la pignatta sul fuoco per i fondi; l’amicizia, la passione, il voler confrontarsi e il mettersi sempre in gioco sono quei valori che restano e che fanno parte della vita quotidiana dei cuochi “vecchio stampo”».
FS: «Porto sicuramente con me la la felice collaborazione ed il tandem creativo che abbiamo potuto attuare io e Daniele stilando il menu: poter cucinare per ospiti internazionali con ciascuno il proprio indirizzo gustativo facendoli divertire è una bella esperienza. Naturalmente, anche poter imparare sentendomi un ingranaggio dell’organizzazione da parte di 5 Hats è stato davvero stimolante».

Sicuramente in questo evento i team di 5 Hats e Italia a Tavola hanno trovato molti elementi per il Premio Follia Creativa da assegnare quest’anno, ma di questo vi parleremo prossimamente.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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