Nel corso della giornata inaugurale di Vinitaly, a Casa Coldiretti si è svolto un incontro tra otto cantine - tra le più rappresentative del panorama vitivinicolo italiano -, insieme al presidente di Coldiretti Ettore Prandini, al presidente della Consulta vino Francesco Ferreri e al presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella. L'iniziativa ha offerto uno spazio di confronto su alcune delle principali questioni che interessano il settore: dai dazi alle etichette, fino ai nuovi trend di consumo e al tema del vino dealcolato.

A Vinitaly, Casa Coldiretti ha ospitato un dibattito sui principali temi del comparto del vino
Vino italiano, i dazi e il rischio rincari
Al centro del dibattito, la questione dei dazi aggiuntivi ipotizzati sul vino esportato verso alcuni mercati esteri, in particolare gli Stati Uniti. Alessia Antinori, della storica Cantina Antinori, ha spiegato: «Una bottiglia che oggi ha un costo medio tra i 10 e i 15 dollari potrebbe arrivare a costare tra i 15 e i 20 dollari. Le aziende che operano con volumi significativi in questa fascia di prezzo saranno le più penalizzate. Occorre collaborare con i distributori locali per contenere gli aumenti e non scaricare tutto sul consumatore finale».

Quello dei dazi è un tema centrale a Vinitaly
Anche Giacomo Neri, di Casanova di Neri, ha sottolineato le implicazioni operative: «Se i dazi entreranno in vigore, il problema non sarà solo il prezzo allo scaffale. I nostri importatori, che dovranno pagare il dazio allo sdoganamento, avranno bisogno di un forte supporto finanziario. Tuttavia, il mercato americano è storicamente legato ai nostri prodotti e questa relazione non può essere trascurata, nemmeno nei momenti più difficili».
L'identità culturale del vino e le etichette allarmistiche
José Rallo (Donnafugata) ha posto l'accento sull'importanza culturale del vino e sulla percezione del consumo: «C'è il rischio concreto che si perda il significato del vino come parte di una tradizione millenaria fatta di consapevolezza ed equilibrio. Bere responsabilmente fa parte di uno stile di vita riconosciuto a livello internazionale». Un punto condiviso anche da Enrico Coser (Ronco dei Tassi): «Occorre distinguere tra abuso e consumo consapevole. Il vino non è un vizio, ma un valore. Una comunicazione corretta deve tutelarlo come patrimonio culturale, evitando rappresentazioni eccessivamente punitive, che possono penalizzare anche il turismo e la ristorazione».

Le etichette allarmistiche penalizzano il mondo del vino
Nel futuro c'è anche la questione dei vini dealcolati, tema che è stato affrontato da Giancarlo Tommasi (Tommasi), che ha posto una questione di principio: «Chi vuole produrre vino a basso o nullo contenuto alcolico deve essere libero di farlo. Ma definire “vino” un prodotto totalmente dealcolato è, secondo noi, un errore. L'alcol è parte integrante del processo di vinificazione: rimuoverlo del tutto significa alterare la natura stessa del prodotto».
Giovani, vino e nuovi stili di consumo
Sul rapporto tra giovani e vino è intervenuta Marta Cotarella (Famiglia Cotarella), che ha portato l'esperienza dell'Accademia Intrecci: «I giovani vedono il vino come racconto, celebrazione, momento di condivisione. Sono sensibili alla sostenibilità e curiosi rispetto al mondo che circonda la produzione vitivinicola. In Italia, più che altrove, il vino rappresenta un valore sociale, a differenza di altre bevande alcoliche più anonime». Anche Aldo Vajra (Azienda Agricola Vajra) ha parlato del ruolo delle nuove generazioni nel futuro del vino italiano: «Siamo in un momento di transizione generazionale. È importante incoraggiare i giovani e raccontare con sincerità il valore del nostro lavoro. Di fronte a tentativi di demonizzazione, è necessario far sentire la nostra voce con rispetto ma con decisione».

I giovani vedono il vino come un momento di condivisione
A chiudere il giro di interventi, Vittorio Moretti (Bellavista), che ha tracciato un bilancio positivo sull'evoluzione dello spumante italiano: «Siamo passati da numeri contenuti a milioni di bottiglie esportate in tutto il mondo. Il Prosecco ha giocato un ruolo fondamentale in questa crescita, riuscendo a coniugare quantità, qualità e buoni risultati economici».