Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
domenica 27 aprile 2025  | aggiornato alle 20:51 | 111950 articoli pubblicati

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

Il mercato globale dei vini No-Lo continua a crescere, con un valore di 2,4 miliardi di dollari previsto a 3,3 miliardi entro il 2028. I prodotti No-Lo stanno guadagnando terreno, con l'Italia in ritardo soprattutto per quanto riguarda gli snodi fiscali e normativi. Le previsioni indicano una forte crescita, con i giovani come principali consumatori

08 aprile 2025 | 13:37
Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma
Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

Il mercato globale dei vini No-Lo continua a crescere, con un valore di 2,4 miliardi di dollari previsto a 3,3 miliardi entro il 2028. I prodotti No-Lo stanno guadagnando terreno, con l'Italia in ritardo soprattutto per quanto riguarda gli snodi fiscali e normativi. Le previsioni indicano una forte crescita, con i giovani come principali consumatori

08 aprile 2025 | 13:37
 

Il mercato globale dei vini No-Lo (zero e low alcol) continua a crescere, con un valore attuale di 2,4 miliardi di dollari e una previsione di raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. Questo segmento di mercato sta registrando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell'8% a valore e del 7% a volume, come emerge dall'analisi dell'Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly, basata su dati IWSR, presentata a Vinitaly durante il convegno “Zero alcohol e le attese del mercato”. L'Italia, però, continua ad accumulare ritardo.

Vini no e low alcol, un settore in espansione

Nonostante il vino tradizionale stia vedendo una stabilizzazione o un lieve declino nelle vendite, con un calo del 0,9% nei volumi e una crescita contenuta dello 0,3% nei valori, i prodotti No-Lo mostrano una dinamica opposta, con un'espansione in corso che si sta concretizzando in un interesse crescente per i consumatori che ricercano alternative con bassi livelli di alcol. All'interno di questo mercato, i vini dealcolati stanno acquisendo una posizione più definita, a differenza delle altre categorie No-Lo, in quanto sono riconosciuti ufficialmente come vini.

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

In Italia il consumo di No-Lo in Italia rimane ancora marginale

Attualmente, oltre l'80% delle vendite di No-Lo si concentra nei primi cinque paesi, con gli Stati Uniti che dominano il mercato, detenendo una quota di valore pari al 63%. Seguono la Germania (10%), il Regno Unito e l'Australia (entrambi al 4%) e la Francia (2%). Nonostante l'alta domanda internazionale, il consumo di No-Lo in Italia rimane ancora marginale, rappresentando solo lo 0,1% del totale delle vendite di vino, pari a 3,3 milioni di dollari. Stando ai dati elaborati, in un mercato relativamente maturo come quello degli Usa 7 consumatori di no-alcohol wine su 10 bevono anche vino tradizionale, e il tasso di penetrazione di no-alcohol drinks è attorno al 10% sia tra i bevitori di vino che tra gli astemi (12%). Un allineamento che si non è ancora registrato in Italia, dove i no-alcohol drinkers sono il 13% tra gli astemi e solo il 7% tra i consumatori di vino.

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

Paolo Castelletti, segretario generale Uiv

«Dobbiamo analizzare il fenomeno con lucidità italiano - spiega Paolo Castelletti, segretario generale Uiv -, come un’opportunità aggiuntiva, certo non risolutiva per il vino. Tassi di crescita così elevati riflettono un calcolo numerico a partire da numeri molto bassi, ma resta il dato tangibile di un interesse per un mercato che può rappresentare un alleato importante per le cantine italiane. Abbiamo fotografato una platea di consumatori disposti a sperimentare, sempre meno ancorati ad una sola bevanda. I No-Lo in questo senso sono un’ulteriore possibilità più che un’alternativa, legati a un consumo situazionale. A fare la differenza sarà la qualità del prodotto».

Vini no e low alcol, l’Italia è ancora ferma

«Sui dealcolati oggi il settore è fermo con le quattro frecce: dobbiamo risolvere gli snodi fiscali e normativi e dobbiamo iniziare a produrre». Così il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi, ha denunciato a Vinitaly l’ennesima impasse legislativa che impedisce alla filiera di produrre in Italia e di fatto rende inattuabile il decreto firmato lo scorso dicembre. Quindi Castelletti ha aggiunto: «La produzione di vini dealcolati in Italia continua ad accumulare ritardo. Se il ministero dell’Agricoltura non interviene sulle disposizioni fiscali previste dal ministero dell’Economia e delle Finanze le imprese dovranno attendere fino al 2026 prima di poter partire con la produzione. Serve una norma ponte che consenta di definire il quadro fiscale per la produzione in questa fase transitoria. È impensabile che aziende che hanno investito in macchinari per la dealcolazione rimangano bloccate per un vuoto normativo in cui la mano destra della pubblica amministrazione non sa cosa fa la sinistra».

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv

Tra le criticità ancora da risolvere vi sono la normativa sulla promiscuità degli spazi, che impone la separazione degli spazi produttivi, e la questione della possibilità di produrre spumanti dealcolati gassificati. Il segretario generale Uiv ha riferito che sono in corso discussioni con il Ministero per risolvere queste problematiche, con la speranza che venga apportata una modifica al decreto in tempi brevi.

Vini no e low alcol, come cambiano i consumi

Le stime, tuttavia, suggeriscono che il mercato italiano dei No-Lo crescerà significativamente nei prossimi anni. Secondo le previsioni IWSR, il valore di questo segmento in Italia raggiungerà i 15 milioni di dollari nei prossimi quattro anni, con un tasso di crescita annuo previsto del 47,1%. Questo evidenzia il potenziale del mercato italiano, che potrebbe seguire la tendenza globale di un crescente interesse per i prodotti a basso e zero alcol.

Per il responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini: «I principali fattori di scelta abbracciano la salute o comunque uno stile di vita sano, con risposte che ottengono oltre il 30% dei consensi. La preoccupazione per la guida sale ai primi posti per il consumo di zero alcol, menzionata in Italia dal 45% dei consumatori e in America dal 36%, mentre la curiosità è più un driver per i low. Comprendere profondamente le ragioni che potrebbero muovere consumatori di queste bevande verso la scelta di un prodotto a tutti gli effetti “nuovo” implica ragionamenti più olistici, che abbracciano anche la presentazione e il packaging». Tra gli ostacoli, dall’indagine emerge come sia proprio la reperibilità uno dei fattori che, ad oggi, frenano il consumo di vini No-Lo tra chi già acquista altre bevande a gradazione ridotta o zero.

Vini no e low alcol: una crescita globale

Oltre ai fattori commerciali, si evidenziano cambiamenti strutturali nella domanda. I dati mostrano una crescita significativa nelle vendite di vini dealcolati: +23% in Germania e +54% negli Stati Uniti negli ultimi tre anni. Questo si inserisce in un contesto di riduzione generale del consumo di vino tra i giovani tra i 23 e i 35 anni, con cali fino al 39% in Germania. In prospettiva, una quota sempre più rilevante di giovani dichiara di voler consumare preferibilmente vini a basso o nullo contenuto alcolico: il 34% negli Stati Uniti, il 26% in Germania, il 25% nel Regno Unito e il 20% in Francia. La sostenibilità emerge come uno dei fattori determinanti nella scelta del vino per i giovani tra i 23 e 35 anni. È considerata prioritaria dal 41% dei britannici, 35% degli statunitensi, 32% dei tedeschi, 38% dei francesi e 34% degli spagnoli. In Spagna e Francia, però, il prezzo mantiene un peso decisivo, mentre negli Stati Uniti e in Germania il brand è ancora un elemento centrale nelle decisioni d’acquisto. L’interesse per la sostenibilità tende inoltre a superare quello per il biologico, un segnale di un’evoluzione nelle preferenze verso aspetti più trasversali e legati all’impatto ambientale e sociale.

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

La sostenibilità emerge come uno dei fattori determinanti nella scelta del vino per i giovani tra i 23 e 35 anni

Secondo i dati TradeLab, in Italia i consumatori tra i 23 e i 34 anni rappresentano il 20% del valore di mercato e generano il 19% delle visite fuori casa. Tuttavia, all’interno del segmento bevande, il vino rappresenta solo il 13% dei consumi, superato da cocktail e distillati (24%) e dalle bollicine (16%). Nelle occasioni serali - cene e aperitivi - si registrano tuttavia margini di crescita per il vino. I giovani scelgono autonomamente cosa bere (95%) e si orientano in prevalenza su criteri di prezzo e sostenibilità, più che su origine o abbinamenti gastronomici. L’attenzione per i vini low e no alcol è crescente: il 43% dei consumatori italiani si dichiara interessato, mentre il 70% conosce già questi prodotti.

Vino, promuovere un consumo moderato: l’iniziativa di Fipe e Coldiretti

In questo contesto, Coldiretti, Filiera Italia e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) hanno presentato al Vinitaly la campagna “Keep calm and bevi vino italiano”. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di incoraggiare un consumo moderato e consapevole di vino, sostenere il comparto della ristorazione e valorizzare il patrimonio enologico nazionale.  La campagna prevede una serie di iniziative comuni che puntano a sensibilizzare il pubblico sull’importanza di un consumo equilibrato, evitando messaggi allarmistici in caso di uso moderato. In un contesto in cui il nuovo Codice della Strada pone attenzione sul tema dell’abuso di alcolici, le organizzazioni promotrici sottolineano la necessità di fornire strumenti informativi chiari ai cittadini.

Vini no e low alcol, mercato in crescita, ma l'Italia è ancora ferma

La presentazione al Vinitaly della campagna “Keep calm and bevi vino italiano”

Tra le azioni previste, è promosso l’utilizzo dell’etilometro digitale disponibile tramite l’app Fipe. Lo strumento consente di ottenere una stima del proprio grado alcolemico nel sangue, ricordando che il risultato è indicativo e non sostituisce gli accertamenti ufficiali. Il messaggio della campagna invita alla prudenza: se si hanno dubbi sulla propria idoneità alla guida, è consigliabile non mettersi al volante. Nei ristoranti aderenti alla Fipe verrà distribuito materiale informativo che richiama la campagna. I menu includeranno un QR code per il download diretto dell’app con l’etilometro digitale. L’iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di promozione del vino italiano e della cultura del consumo responsabile.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Hormann
Bonduelle
Delyce

Hormann
Bonduelle

Delyce
Vini Alto Adige
Fonte Margherita