Come investire nel vino? Viaggio nel mercato dei “fine wines”

Un buon vino da investimento può essere una risposta all’esigenza di diversificare il proprio portafoglio azionario. I fine wines italiani più ricercati sono i vini della Toscana e del Piemonte

05 novembre 2022 | 08:30
di Enza Bergantino

Negli ultimi 10 anni il vino da investimento si è rivelato uno dei mercati più stabili e remunerativi di sempre. Gianni Agnelli, in una celebre intervista, disse: «Preferisco investire in vino che in azioni: se con il vino va male almeno me lo posso bere, con le azioni invece non posso farci niente!». Difficilmente chi investe nel vino lo fa solo per l’aspetto economico, alla base c’è sempre una componente personale, un grande amore per il prodotto unito alla continua formazione e ricerca. Questa tipologia di vini appartiene a una categoria enologica molto ristretta, i cui parametri qualitativi sono molto alti, capaci di aumentare di valore durante il processo di affinamento in bottiglia.

Attualmente solo l’1% della produzione mondiale può ritenersi da investimento. Un buon vino da investimento può essere una risposta all’esigenza di diversificare il proprio portafoglio azionario in modo da attutire i rischi e contrastare i momenti di crisi. Ma questo non deve farci pensare che sia tutto semplice, richiede una profonda conoscenza del settore, della qualità del vino, delle annate migliori, della provenienza, del produttore, ecc. In sostanza occorre, come per tutti gli investimenti finanziari, essere consapevoli e informati per non disperdere il proprio capitale in “cattivi affari”.

Ma allora, posso investire in vino anche se non so assolutamente niente del settore? Durante il periodo pandemico gli eno-appassionati si sono risvegliati e moltiplicati, anche grazie al tempo ritrovato per inseguire le proprie passioni, e ciò ha fatto nascere società di consulenza, siti a tema, workshop digitali e tutorial tutti dedicati ai vini di investimento, già trend-topic da altre parti del mondo. I dati confermano i fatti: la Borsa del Vino ha registrato negli ultimi 2 anni un incremento del 30% e un interesse in costante crescita per un mercato che offre il modo di diversificare il portafoglio d’investimento.

In che modo si può investire? La modalità più comune e “vecchio stampo” è quella di acquistare bottiglie di pregio per rivenderle ad un prezzo più alto, puntando su etichette blasonate che hanno già un ottimo valore di mercato, operando come degli speculatori finanziari. Ma attenzione, stiamo parlando di un bene deteriorabile, che ha bisogno di una conservazione scrupolosa, in apposite cantine dove temperatura, umidità e posizione della bottiglia seguono regole ben precise per non compromettere la qualità del vino.

Su cosa puntare? Si può puntare su etichette italiane o estere, iniziando a cercare le più redditizie in base all’annata. Nel mercato dei vini pregiati, l’Italia è sul podio: i vini italiani sono diventati la terza categoria di vini con più scambi commerciali, con il 16% del mercato, dietro solo a Bordeaux (40,5%) e alla Borgogna (20,4%). I fine wines italiani più ricercati sono sicuramente i vini della Toscana e del Piemonte che nel corso degli anni hanno attirato acquirenti e hanno contribuito a suscitare interesse negli investitori e a far crescere i prezzi. Con l’aumento della domanda, negli ultimi due anni sono entrati nel mercato anche regioni meno conosciute all’estero come Veneto, Abruzzo e Umbria.

Quanto può rendere l’investimento? Scommettere sui fine wines può risultare un ottimo investimento: secondo i parametri di Oeno Group, gruppo internazionale leader nel settore, per un investimento di una somma pari a 50mila dollari investita nel medio termine (circa 5 anni) si può ottenere un ritorno di più del doppio del capitale. Sul lungo periodo (circa 15 anni), le prospettive di guadagno aumentano maggiormente: con lo stesso investimento si avrebbe potenzialmente un ritorno di 670.061 dollari.

 

Food&Drink trend: il fine wine manager

Skills di altissimo livello, poliedrico, poliglotta e con competenze trasversali tra finanza e vino, il fine wine manager è un consulente privato o un dipendente di grandi aziende, che ha la capacità di mediare fra le esigenze degli investitori e quelle dei venditori, offrendo servizi come il wine broking, l’acquisto di fine wines, la consulenza sulle tipologie di vino su cui investire e la consulenza sulla migliore conservazione delle bottiglie da investimento. Una figura professionale sempre più ricercata.

La parola del mese: fine wine

Termine con cui si identificano bottiglie di alto pregio che soddisfano criteri di rarità e capacità di invecchiamento. Sono beni il cui valore cresce nel tempo, essendo per loro natura beni materiali consumabili, destinati a diminuire sul mercato grazie al loro consumo.

Focus: dove cercare prezzi e rendimenti?

Tra le voci più autorevoli Wine Spectator, Decanter, Wine News, The Wine Advocate e Vinous. Per quanto riguarda le piattaforme online per la valutazione dei vini, invece, la più immediata è Wine Searcher, che mette a disposizione una versione gratuita e una versione Pro. La piattaforma più completa è Liv-Ex, la borsa del vino, considerata il punto di riferimento per gli operatori del settore.

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Winehunters&co non è solo la prima e unica enoteca italiana di sole etichette francesi, grazie all’altissima expertise offre infatti anche servizi di consulenza ad hoc mirati alla costruzione di un portafoglio diversificato sui fine wines, anche da remoto.

 

Per informazioni: www.jacleroi.com

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Alberto Lupini


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