L'Italia del vino: tre Trentodoc da prendere molto sul serio

Una ricerca immersiva che ci porta dritto alle radici della spumantistica italiana con un vino simbolo del territorio. Noi abbiamo scelto tre etichette da provare per scoprire un vino dalla storia unica

05 ottobre 2023 | 09:30
di Eros Teboni

Le origini del vino trentino, ci conducono indietro nel tempo, fino al VI secolo a.C. e ai Reti, la popolazione preromana che abitava queste valli nell'età del Ferro, lo sappiamo grazie agli utensili per lavorare la terra e la vite, ritrovati in Val di Non e in altre località limitrofe.

Attestazioni legate al vino che ritroviamo anche nei secoli successivi e non lasciano dubbi sullo stretto rapporto che è sempre esistito in Trentino tra vite e territorio, basti pensare a tutte le connessioni che vi sono con l’arte antica della regione, a partire dai motivi a tralci di vite scolpiti nel Duomo di Trento, agli affreschi con scene bacchiche che ornano le splendide ville rinascimentali e barocche della regione, al ciclo di dipinti cinquecenteschi presenti a Villa Margon, dove si narrano le imprese di Carlo V e le vicende del Vecchio e Nuovo Testamento; al Ciclo dei Mesi della Torre dell’Aquila al Castello del Buonconsiglio databili tra il Trecento e l’inizio del Quattrocento, fino al Futurismo, con l’artista trentino Fortunato Depero e al suo celebre olio su tela "Riti e splendori d’osteria" dipinto nel 1944.

Un’attitudine al vino consolidata nei secoli grazie ai terreni, al microclima e alle brezze favorevoli di quest’area vocata, che scopriamo nel volume che Mariano Giordani ha dedicato al vino trentino. Una narrazione che attraverso le vicende storiche, le figure dei principi vescovo e i documenti che giungono a noi dal passato, sottolinea la qualità del vino trentino oggi, come in quelle epoche lontane. Una tradizione radicata che è memoria, soprattutto se si è lontani da casa, come ci conferma Paride Lodron, che alla fine del 1500 fu principe vescovo della città di Salisburgo, ma era di origini trentine e nei 34 anni in cui eserciterà quella importante carica non rinuncerà mai al vino della sua terra di nascita, facendosi spedire puntualmente ogni anno cospicui quantitativi di vino trentino, o don Michel’Angelo Mariani, che descriverà con cura i vini somministrati durante il Sacro Concilio Tridentino (1545-1563), segnalando scrupolosamente vini, vitigni e aree trentine maggiormente vocate: “Vini generosi, soprattutto quelli a bacca rossa, vini profumati quelli a bacca bianca, vini eccellenti, taluni squisiti, vini amabili, vini dolci, vini muti che fan parlare”.

Dorigati Methius - Trentodoc Brut Riserva

Oggi ci sono Michele e Paolo al timone, ma la fondazione dell’azienda trentina risale al 1858, quando Luigi Dorigati diede il via a un grande progetto familiare, che oggi con la quinta generazione tocca i tre secoli e i 165 anni di vita. Una cantina che ha sede nel centro storico di Mezzocorona (Tn), dove l’attenzione all’ambiente e alla naturalità è una priorità, conclamata nel 1990, con il Protocollo d'intesa viticolo Trentino, che autodisciplina e regola la difesa integrata della vite. Il Methius, un metodo classico Trentodoc nato nel 1986, dall’intesa umana e professionale dei due enologi Carlo Dorigati ed Enrico Paternoster, è una certezza nel panorama vitivinicolo trentino. Le vigne prosperano nella fascia collinare di Faedo e Pressano a 350 - 500 metri di altitudine, mentre la fermentazione parziale dello Chardonnay avviene in barrique e la maturazione si protrae per 60 mesi nei sotterranei dell’azienda a temperatura e umidità costanti. Il toponimo Methius risale al celtico e si ricollega a Methius Coronae che era l’antico nome medievale di Mezzocorona. Prodotto solo nella tipologia riserva è un metodo classico fortemente identitario e di grande versatilità, dai profumi complessi, intensi, con sentori di mela, pesca, bergamotto, mandorla, frutta matura e un leggero chiodo di garofano, ma è al palato che dà il meglio di sé, è morbido, pieno, minerale, sapido, rivela struttura, armonia, freschezza, acidità e una lunga persistenza. Da giovane è molto buono, ma la chiave per capirlo davvero e apprezzarlo, è farlo invecchiare qualche anno. Ideale come aperitivo, con piatti da inizio pasto.

Varietà: 60 % Chardonnay, 40 % Pinot Nero
Forma di allevamento: Pergola trentina
Prezzo medio: 40€

Abate Nero Cuvée dell'abate - Trentodoc

È una delle eccellenze dell’azienda vitivinicola trentina fondata nel 1973 da Luciano Lunelli, ispirandosi all’abate Perignon e a tutto ciò che la sua figura granitica ha rappresentato. La prima sede dell’azienda era nelle cantine storiche di palazzo de Schulthaus a Lavis (Tn), dove si erano compiute le prime pionieristiche spumantizzazioni di Giulio Ferrari, ma poi nel 1980 si è scelto di trasferire l’attività nella più ampia cantina di San Lazzaro dove si trova ancora oggi. Nel ’76 le prime sboccature, poi la sperimentazione nella spumantistica e nei lunghi affinamenti, che nel ’94, porta a mettere in bottiglia la prima annata della Riserva Cuvée dell’Abate il vino di punta dell’azienda. Metodologie accurate in vigna, scelta meticolosa dei lieviti e del taglio delle cuvée di base, spremitura soffice delle uve, presa di spuma e permanenza sui lieviti selezionati per almeno 120 mesi e indubbiamente la maestria dell’enologo, caratterizzano una riserva di notevole afflato e piacevolezza. Al naso un ampio spettro olfattivo conduce dal floreale al fruttato, con sentori spinti di frutta matura, mela Pink lady, pera Passacrassana, albicocca e note tostate. Al palato il sorso è potente, minerale, secco, intenso, non sapido, complesso, di notevole lunghezza e persistenza, con una struttura e un corpo coinvolgenti e lievi sensazioni di frutta matura, miele e vaniglia. Ideale con piatti di carne.

Varietà: Chardonnay 70%, Pinot nero 30%
Forma di allevamento: Pergola trentina
Prezzo medio: 45 €

Letrari Quore PieNne Riserva - Trentodoc

Una famiglia storica, che ha contribuito all’affermazione del Metodo classico trentino, con una storia plurisecolare che si dirama fino al 1647, quando Stefano Letrari “uomo d’armi” diventa il vignaiolo di un piccolissimo podere a Borghetto all’Adige (Tn). Oggi c’è Lucia Letrari al timone dell’azienda, ha ricevuto il testimone dal padre Leonello che è stato tra i precursori del Metodo classico trentino e ha creato uno dei primi uvaggi bordolesi italiani, dopo essersi diplomato enologo, come lei, all’Istituto Edmund Mach di San Michele all’Adige (Tn). I terreni vocati della Val Lagarina, che alternano la vite all’olivo (con cui si produce anche un ottimo olio), il microclima mediterraneo regolato dalla brezza “Ora del Garda”, le favorevoli esposizioni alla luce del sole e tanta passione, hanno contribuito alla realizzazione di un’azienda modello e di un metodo classico riserva che affina sui lieviti dai 54 ai 60 mesi, particolarmente interessante ed espressivo di un territorio e di una filosofia che ne è la cifra stilistica. Al naso un ampio registro di delicate nuances che vanno dai fiori ai frutti, dall’elicriso, al sambuco, alla vaniglia, dalla mela golden alla pesca, alla crosta di pane, fino alla cotogna e al tè. Al palato un’intrigante connotazione gustativa, di notevole complessità e lunghezza, un sorso identitario, autorevole, rotondo, complesso, nettamente floreale, con lievi note speziate, che si completa con un entusiasmante e persistente finale. Un vino versatile che difficilmente copre i cibi, ideale con crudités di pesce.

Varietà: 100% Pinot Nero
Forma di allevamento: Pergola Trentina
Prezzo medio: 31 €

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Alberto Lupini


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