Le MeGA, un'opportunità per rendere il vino più accessibile a tutti

La comunicazione del vino, spesso ridondante e complessa, potrebbe trarre vantaggio dalle menzioni geografiche aggiuntive (MeGA) sulle etichette, seguendo l'esempio dei formaggi Dop . Adottando una comunicazione più semplice e diretta, con focus su vitigno, territorio e anno di vendemmia, si potrebbe rendere il vino più accessibile e stimolare l'enoturismo, contrastando la diminuzione dei consumi

13 settembre 2024 | 05:00
di Vincenzo D’Antonio

Quanta ridondanza, da alcuni decenni a questa parte, con impennata vistosa e perniciosamente nociva negli ultimi anni, nella comunicazione del vino! E si è timorosi allorquando si constata che altri settori, si pensi all'olio extravergine di oliva, guardano alla comunicazione del vino addirittura come best practice, provando ad emularne gli schemi! Quanto propizia pertanto, sovviene la notizia della crescente diffusione delle menzioni geografiche aggiuntive (MeGA) sulle etichette delle Doc e Docg.

Le MeGA: un modello da seguire per una comunicazione vinicola più efficace

Sì, questa tendenza andrebbe colta come occasione irripetibile per dare una svolta ai paradigmi della comunicazione, ripudiando finalmente le liturgie sacerdotali e l'abuso di gergalità, elementi di disaffezione se non addirittura barriere all'ingresso per neofiti. E una volta tanto potrebbe essere il mondo del vino, per quanto attiene alla comunicazione, ad emulare il mondo dei formaggi Dop. D'altronde, manifesta ed emozionante la similitudine. Due cibi che innervano l'esistenza dell'uomo, entrambi frutto dell'esigenza di “conservare” trasformando mediate opera sapiente, quanto prodigalmente la natura offre: l'uva che diventa vino, il latte che diventa formaggio. Giusto per omaggiare la Dieta mediterranea, citiamo anche l'oliva che diventa olio e il grano che diventa pane.

Perché emulare la comunicazione del formaggio Dop? Non che il mondo del formaggio Dop (55 contando anche le due Igp) non abbia la sua dottrina, ce l'ha eccome! Schemi precisi e categorizzazioni rigorose. Solo per citarne alcune, citarle tutte genererebbe elenco troppo lungo, parliamo di: lattifera, stato del latte, temperatura della cagliata, consistenza della pasta, tempo di stagionatura, tenore di grasso, tipologia di caglio, territorio vocato di produzione.

Si è provato a snellire e se non proprio reductio ad unum, si è arrivati a tre sole connotazioni che sintetizziamo così: chi è la mamma, chi è il papà, quanto tempo ha. Fuor di metafora: da quale lattifera proviene il latte (mamma), qual è il territorio vocato per la produzione (papà), qual è il tempo di stagionatura (età). Si perde in rigore? Certamente sì, lo spettro informativo è oggettivamente inferiore. Si guadagna in facilità di apprendimento e quindi in confortevole padronanza del know-how di base, atto a gustare meglio, sovente in ambito conviviale, il gustoso tagliere? Sì, moltissimo. In somma algebrica, senza dubbio alcuno, è parva materia quanto smarriamo in spettro di competenza rispetto alla grande utilità del sentirsi a proprio agio, né ignoranti né sapientoni, quando parliamo, e soprattutto quando degustiamo i formaggi Dop.

Mutatis mutandis, torniamo al vino. E allora, quali le classificazioni? Anche qui, per carità, ne citiamo solo alcune: il colore, il contenuto zuccherino, l'effervescenza (fermi, frizzanti, spumanti), grado di maturazione delle uve. Ah, ancora: quali uve, in quale territorio sono i vigneti, quale l'anno di vendemmia. Ed eccoci finalmente alla grande opportunità di commutare in vantaggio di comunicazione, una comunicazione nuova, snella, accattivante e abilitatrice di abbattimento delle barriere all'ingresso di cui si diceva. Mutuiamo dal formaggio. La mamma: quale uva, il vitigno insomma. Il papà: su quale territorio ci sono i vigneti. L'età: qual è l'anno di vendemmia. Facile facile eppure rigoroso!

Come le MeGA possono rivoluzionare la comunicazione del vino e avvicinare i giovani

Le MeGA è l'agire virtuoso grazie al quale il papà diviene riconoscibile proprio bene bene. Viene proprio voglia di approfondire la conoscenza di quel micro territorio. Tra i benefici fall-out delle MeGA, nel termine medio, c'è l'ulteriore sviluppo dell'enoturismo non tanto in termini numerici ma in termini di qualità della domanda e di conseguenza di innalzamento della qualità dell'offerta.

Assistiamo, ne abbiamo già parlato diffusamente, al fenomeno della caduta tendenziale dei consumi di vino. La commutazione paradigmatica nella comunicazione del vino, facilitata dall'incremento delle MeGA (se si desidera effettivamente farlo), rappresenta un'opportunità preziosa per contrastare questa tendenza e avvicinare le nuove generazioni al vino.

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Alberto Lupini


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