Pecorino, Passerina e Montepulciano: alla scoperta dei vitigni della Docg Tullum
In provincia di Chieti si producono in maniera differente Passerina, Pecorino e Montepulciano: sono infatti tre le cantine che hanno aderito alla Docg Tullum, una delle più piccole d'Italia
Ci Troviamo a Tollo, nella provincia di Chieti, qui tre cantine hanno aderito con impegno e rispetto del territorio a questa denominazione producendo in maniera differente Passerina, Pecorino e Montepulciano. È una delle Docg più piccole d’Italia, la Tullum, dall’antico nome di Tollo, paese situato tra le colline teatine e il mar Adriatico da sempre vocato alla viticoltura.
Tradizione, uomo e ricerca sono i tre elementi da tutelare per questa denominazione che è stata fortemente voluta dai vignaioli di questa zona fino ad ottenerla nel 2019. Passerina, Pecorino e Montepulciano sono le tre tipologie di vitigni da cui provengono le esclusive produzioni Docg Tullum per un totale di 18 ettari racchiusi tutti nel comune di Tollo. La storia e la viticoltura qui hanno radici profonde, si respira forte il senso di appartenere ad una comunità.
Tullum Docg, un terroir unico
Ad oggi le aziende che rivendicano la Docg sono tre: Vigneti Radica, Feudo Antico e la Società Cooperativa Agricola Coltivatori Diretti Tollo, tutte e tre situate nel comune di Tollo. A sostenerle anche il Consorzio presieduto da Pantaleone Verna che ha voluto organizzare un incontro con la stampa nazionale per raccontare queste realtà. Qui la Docg Tullum ha l’ambizione di diventare un vero e proprio cru e di distinguersi dalle grandi produzioni. Tullum introduce per la prima volta il concetto di cru da singoli vigneti.
Il disciplinare stabilisce una produzione con basse rese per ettaro, l’utilizzo di varietà autoctone e pratiche di cantina rispettose del prodotto. Le uve, escluse quelle provenienti dai vigneti posti ad un’altitudine inferiore a 80 m s.l.m., devono essere raccolte, vinificate e imbottigliate esclusivamente nella zona di produzione. La densità di impianto a ettaro non può essere inferiore a 1.600 ceppi/ettaro per la pergola abruzzese e 4.000 ceppi/ettaro per i filari.
Tullum Docg, Vigneti Radica: una storia lunga tre generazioni
Si parte da Vigneti Radica, una realtà che racconta la storia di tre generazioni di viticoltori, nonno Rocco, papà Antonio e oggi Giacomo Radica, da sempre attenti all’ambiente e alla sostenibilità dei metodi di produzione. A presentarla c’è il giovane Giacomo insieme a sua moglie Barbara. Come etichetta e simbolo della cantina hanno scelto un toro. «Mio nonno ne possedeva uno - ha raccontato Giacom o- e così abbiamo deciso di farlo diventare il simbolo della nostra cantina, un animale forte e vigoroso come il nostro Montepulciano».
La cantina si estende su 30 ettari, oltre Tollo i vigneti si trovano anche a Fara Filiorum Petri, Ari e Ortona, tutti coltivati in biologico, utilizzando tecniche che non compromettono la loro naturale fertilità. I vini Radica costituiscono una produzione limitata seguendo il rigore del disciplinare di produzione Tullum Docg e la selezione voluta dal vignaiolo. In degustazione: il Tullum Pecorino Docg, il Tullum Passerina Docg e il Tullum Rosso Docg accompagnati da alcuni piatti della tradizione abruzzese preparati da Barbara. Le tecniche di vinificazione variano tra l’acciaio e l’uso delle barrique. Quello che emerge all’assaggio è l’equilibrio tra i sapori della tradizione tramandata dalle radici famigliari e l’innovazione in cantina nella tecnologia introdotta da Giacomo per un gusto finale che rappresenta perfettamente il terroir.
Punta di diamante dell’azienda, fuori della Docg, è Paparocco Montepulciano d’Abruzzo Doc. «È il vino fatto come voleva nonno Rocco - ha continuato Giacomo- Legato alla forte tradizione abruzzese, questo vino potente e persistente si caratterizza per l'importante struttura del tannino lasciando in conclusione una piacevole morbidezza». Molto interessante anche il Metodo Classico Brut, prodotto per la prima volta nel 2012, composto da sole uve Chardonnay.
Tullum Docg, Feudo Antico riprende un filo lungo duemila anni
Seconda e ultima tappa a Feudo Antico, cantina che nasce nel 2004 da un progetto del Gruppo Cantina Tollo guidata dal presidente Vittorio Di Carlo il quale ha illustrato ai giornalisti la storia della cantina. Durante i lavori per i primi reimpianti di Pecorino sono venuti alla luce i resti di un edificio romano. Il primo vigneto Feudo Antico è stato impiantato proprio lì, dove duemila anni prima sorgeva quella che gli storici considerano il primo esempio di grande azienda agricola organizzata, nella quale la coltivazione della vite aveva un ruolo centrale: la villa rustica romana.
«Questa splendida scoperta -ha detto Di Carlo - ha condizionato fortemente tutto il progetto Feudo Antico che lavora da sempre per dare dignità all’enologia di questo territorio». Qui tutto è fatto rispettando la storia, dalla coltivazione alla produzione ma con una visione sperimentale e uno sguardo sostenibile. Anche il design della struttura si fonde perfettamente con ciò che lo circonda. Oggi sono 35 gli ettari coltivati per una produzione di circa 150 mila bottiglie, tutte con vitigni autoctoni».
Tullum Docg, un fuori menu di Niko Romito
Molta rilevanza è stata data all’accoglienza, infatti, all’interno della struttura, oltre sei camere con un’area wellness, dalla scorsa estate la cantina ospita anche uno spazio gastronomico aperto tutti i giorni con un menù creato dalla chef resident. Si tratta della giovane Lorenza Pantalone, ex allieva dell’Accademia di Niko Romito che in cucina utilizza molti prodotti del territorio valorizzando al massimo la loro unicità.
Nella bellissima location, dove un’ampia vetrata fa scorgere i vigneti adagiati sul mare laddove si intravede la famosa Costa dei Trabocchi, si è svolta la degustazione dei vini di Tullum Docg guidata dall'enologo Riccardo Brighigna, presente anche il direttore generale del Gruppo Andrea Di Fabio.
I vini erano: Passerina Tullum Docg 2022, Pecorino Tullum Docg 2021, Pecorino Tullum Docg Biologico FS 2021, Inanfora Rosso Tullum Docg Biologico 2021, Rosso Tullum Docg 2019, Rosso Riserva Tullum Docg 2018. Ultima novità in casa Feudo Antico è InAnfora Pecorino Tullum Docg Biologico 2022 degustato in anteprima. Da uve 100% Pecorino viene vinificato all’interno di anfore di terracotta da 750 litri, con fermentazione spontanea e follature manuali seguite da tre mesi di macerazione sulle bucce. L’affinamento avviene nelle stesse giare in terracotta per almeno quindici mesi, prima che il vino venga imbottigliato senza chiarifica né filtrazioni.
Fuori menu è stato degustato anche il Pecorino Igp Terre Aquilane per Casadonna coltivato su un terreno montano a 800 metri di quota nella struttura dello chef tre stelle Michelin Niko Romito. Ogni singolo vino è davvero “custode del territorio” come cita il claim aziendale e regala al palato le note del vitigno da cui proviene, ma mai in maniera preponderante, sempre mantenendo equilibrio ed eleganza della struttura che è poi il carattere distintivo di tutta la linea produttiva, anche di quella fuori dalla Docg.
Tullum Docg, quale futuro?
«Il lavoro che stiamo facendo - ha spiegato Brighigna - con la Tullum è realizzare una produzione strutturata per cru che poi è il focus che ha ispirato la Docg». Non è mancata una riflessione sul futuro dei vini in base al cambiamento climatico. «L’obiettivo di Feudo Antico - ha aggiunto il direttore Andrea Di Fabio - è rispettare la storia dalla quale tutto è cominciato ma mettendo al centro della produzione la ricerca e la sperimentazione e i vini della linea Inanfora e il Pecorino Casadonna ne sono l’esempio concreto».
A proposito di anfora, all’interno del tour, Feudo Antico si è fatto promotore di un convegno dedicato alla vinificazione in anfora. "Vini in anfora, l’esperienza Abruzzo. Il fenomeno italiano, il futuro di un antico metodo di produzione e il suo sviluppo sul mercato internazionale”, questo il nome del convegno al quale hanno preso parte: Vittorio Di Carlo, il professor Attilio Scienza, e il presidente e fondatore del Merano Wine Festival Helmut Köcher. Sono seguiti gli interventi della produttrice lucana Elena Fucci e di Cesare Ricciato dell’azienda Tava.
«I vigneti - ha chiuso Di Carlo - ci circondano da oltre duemila anni. Il territorio è il nostro principale alleato. Non potevamo, quindi, trascurare il fatto che anch’essa è una delle migliori mani a cui affidare la trasformazione e valorizzazione dei frutti del nostro agire agricolo, ed è per questo che è nato InAnfora». Questa tecnica di vinificazione, così antica e insieme così moderna, si sta facendo sempre più strada sia in Italia che in Abruzzo con la produzione di vini molto interessanti. L’obiettivo è creare un network dedicato al metodo di produzione che possa trovare spazio anche sui mercati internazionali.
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Alberto Lupini