La storia e i vini Montescudaio Doc sotto l'ala del sommelier Paolo Basso

26 maggio 2016 | 18:15
di Piera Genta
Il vino più che mai ambasciatore di un territorio: è il caso della Montescudaio Doc, che festeggia quest’anno i suoi 40 anni. Un territorio con una antica vocazione vinicola, che risale al VII secolo, testimoniata dal ritrovamento di una urna etrusca sulla quale è raffigurato un banchetto funebre ed un cratere, vaso speciale nel quale veniva mescolato il vino con l’acqua, secondo l'uso greco, custodita nel museo archeologico di Firenze. La storia e la diffusione della viticoltura di questo territorio viene percorsa dalla relazione del professor Aurelio Pellerini, studioso e ricercatore, ex-sindaco di Montescudaio (Pi).



Nei secoli successivi il vino e l’olio divennero le principali colture per le popolazioni del luogo, fino ad arrivare al XIX secolo, quando i vini della zona divennero celebri per merito del mercante Niccolò Taddei, premiato nel 1887 al concorso enologico di Roma con una medaglia d’argento. Arrivando ai giorni nostri, nel 1968 nasce la Sagra del vino, mentre la prima data importante è l’istituzione della Denominazione di origine controllata nel 1976 e del relativo disciplinare successivamente modificato con decreto ministeriale del 1999, che adeguò la situazione della Doc all’effettiva realtà del territorio e stabilì la sua estensione ai vigneti vocati all’alta qualità nei comuni di Casale Marittimo, Castellina Marittima, Guardistallo, Montecatini Val di Cecina, Montescudaio, Riparbella e Santa Luce.

Sono previste tre tipologie (Rosso, Bianco e Riserva), mentre i vitigni autorizzati sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese, Chardonnay, Sauvignon e Vermentino. La denominazione è più vivace che mai e desiderosa nell’affermare il proprio ruolo nel panorama vitivinicolo nazionale e non solo; inoltre può contare su un gruppo di produttori, alcuni di origine toscana ed altri provenienti da altre regioni, che hanno deciso di unirsi in un Consorzio guidato da Luisa Silvestrini, per raccogliere nuovi stimoli per il futuro e portare il Montescudaio e il suo territorio fuori dal contesto locale e regionale.


Paolo Basso

Montescudaio, dista circa 10 km dal mare, ma presenta anche degli aspetti selvaggi e boschivi, una terra di confine con un sottosuolo ricco in ferro e rame, sedimenti marini con relativi fossili, calcare e sale. Temperature più miti che sulla costa, ma con maggiore escursione termica, un’altitudine in media molto più elevata che arriva fino ai 500 metri. Un areale che si sta dimostrando capace di distinguersi. La degustazione condotta da Paolo Basso (nella foto), vincitore del concorso Miglior sommellier del mondo Asi 2013, riguardava i vini di ciascuna cantina afferente alla Doc Montescudaio.

Colline di sopra - Sopra 2013 (Sangiovese). Una realtà biologica nata nel 2006, di recente ha cambiato proprietario. In tutto cinque ettari esposti a Nord-est e Nord-ovest sui pendii che da Montescudaio digradano verso la Val di Cecina. Il vino: tipicamente toscano, piacevole, fruttato con note di ciliegia e spezie orientali seguiti da terziari di cuoio e cioccolato. Evoluzione crescente con tannini ancora rustici, finale con erbe aromatiche. Grande struttura e potenzialità d’invecchiamento (www.collinedisopra.com).



Pakravanav Papi - Campo al Pari 2012 (Merlot ed altri vitigni a bacca rossa). Azienda sorta da un vecchio podere che in passato era stato quasi dimenticato e per questo divenuto un luogo selvaggio, dal 2003 la nuova cantina. Il vino si presenta intenso, riconoscibili le note speziate del Merlot, una ricca complessità che si esalta in un finale morbido e prolungato (www.pakravan-papi.it).

Fontemorsi - Guadipiani 2012 (70% Sangiovese, 30% Cabernet Sauvignon). Cantina nata dal progetto di alcuni amici che hanno deciso ad un certo punto di incrociare i rispettivi percorsi professionali per realizzare il sogno di produrre vino di qualità in Toscana. Il vino presenta una buona intensità olfattiva con nota fruttata, ribes ed amarena sotto spirito, erbe aromatiche. In bocca ritornano acidità ed alcol. Tannini presenti, sapido e ferroso (www.fontemorsi.it).

Marchesi Ginori Lisci - Castello Ginori 2012 (Merlot). Azienda storica, la proprietà si estende in un’area incontaminata di 2mila ettari nell’entroterra della Val di Cecina, a Sud-ovest di Volterra, fa capo al Castello Ginori di Querceto, cuore di un suggestivo borgo di origine medioevale. A partire dalla vendemmia 2013 le annate dell’azienda sono certificate biologico. L’azienda dispone di un impianto di biogas che utilizza la trasformazione di sottoprodotti delle lavorazioni agricole per la produzione di energia elettrica utilizzata dall’azienda e dal borgo, mentre le biomasse diventano, dopo i naturali processi fermentativi, concimazione per l’anno successivo. Il vino riporta naso seducente di vaniglia, ribes nero, macchia mediterranea, buona struttura, con nota ferrosa ben presente, tannini generosi con qualche nota floreale. Finale minerale appena ammandorlato (www.marchesiginorilisci.it).



Pagani de Marchi - Principe Guerriero 2012 (Sangiovese). Siamo a Casale Marittimo, ultimo paese di Pisa proprio sopra il mare. Fu nel 1996 che i terreni circostanti la casa di campagna vennero trasformati da seminativi a vigneto, a regime biologico, in un terreno che già 3mila anni prima era abitato da uomini legati al vino. Nei terreni aziendali nel 1980 fu riportata alla luce una necropoli etrusca che custodisce la storia dell’antica famiglia etrusca denominata Principi Guerrieri. Nel corredo funerario da ricordare è stato il ritrovamento di un “set” per la degustazione del vino, unico nel suo genere. La piccola anatra, usata come decoro di alcuni pezzi del corredo, è divenuta simbolo dell’azienda. Il vino intenso, ricco di frutta, sambuco e mora, accenni alla macchia mediterranea. Attacco deciso ricco sapidità e salinità, tannino delineato, legno integrato. Spiccata personalità (www.paganidemarchi.com).

Podere Morazzano - Rerosso 2010 (50% Sangiovese, 25% Cabernet Franc, 25% Merlot). L’azienda si estende per nove ettari posti a 250 metri sul livello del mare, di cui cinque sono dedicati ai vitigni del Sangiovese, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot. Il vino: generoso dal frutto, ciliegia e lampone, molto maturo. Si apre al pepe bianco, tannino compatto, espresso che si fanno notare nel finale delicato (poderemorazzano.it).



Fattoria Sorbaiano - Rosso delle Miniere 2008 (Sangiovese, Malvasia Nera e Cabernet Franc). La cantina è ubicata vicino ad una vecchia miniera di rame in quello che prima era un sito romano e poi feudo dei nobili volterrani Inghirami, che gli attuali proprietari hanno acquistato alla fine degli anni ’50. Il Rosso delle Miniere fu tra i primi ad essere affinato in barrique in zona, e che nel nome rievoca il passato minerario dell’area. Il vino presenta un naso ricco, non manca la nota scura del cioccolato. In bocca attacco piacevole, rotondo per arrivare a sentire i tannini decisi. Ritorna la speziatura iniziale (www.fattoriasorbaiano.it).

Fattoria Santa Maria - Vin Santo 2009 (Trebbiano e Malvasia). La famiglia D’Antilio ha intrecciato la sua storia con quella di Montescudaio fino dalla fine del ‘700 e la cantina ha partecipato alla Sagra del vino fin dalla prima edizione, oltre ad essere stata una delle promotrici del Consorzio. Il vino dal colore seducente, ambrato con riflessi dorati, brillante e vivace. Al naso intenso tutto il fruttato maturo, uva passa, nocciole tostate, albicocche secche, frutti tropicali come mango e papaya essicati. Complesso ed interessante, seduce per il suo carattere (www.fattoriasantamaria.it).

Montescudaio, Città del pane, del vino dell’olio, ogm free, si trova in Val di Cecina, in provincia di Pisa, a soli 15 minuti dalla costa tirrenica: alla felice posizione naturale si aggiunge la bellezza del centro storico: il paese fa parte del circuito dei Borghi più belli d'Italia di impianto medioevale.

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