Toscana, il mondo del vino non resta mai fermo

La progettualità, le riflessioni, gli investimenti, le sperimentazioni e le rimodulazioni, sia in campagna sia in cantina, dimostrano un fermento nel mondo del vino toscano che è tutto meno che dormire sugli allori

14 marzo 2023 | 06:30
di Guido Ricciarelli

Undici vini a Docg, conosciuti in tutto il mondo come Brunello di Montalcino, Chianti e Chianti Classico, Vernaccia di San Gimignano, Morellino di Scansano e Vino Nobile di Montepulciano. 39 Doc prestigiose, dal Bolgheri al Montecarlo, dal Montecucco al Pomino, dai Rosso di Montalcino e di  Montepulciano al recente Maremma Toscana. Solo per citare i più noti.

 

La Toscana è la regione enologicamente più importante in Italia per volume d’affari e vendite all’estero per la categoria dei vini a denominazione, che rappresenta circa il 95% della produzione locale. Che la Toscana vitivinicola sia in salute non lo dicono soltanto gli ottimi vini, e sono tanti, che vi si producono, circostanza che potrebbe sfiorare l’ovvietà, quanto il fatto che nelle aziende grandi e piccole di questa regione, indipendentemente dal prestigio personale o del territorio cui appartengono, non si dia niente per scontato. La progettualità, le riflessioni, gli investimenti, le sperimentazioni e le eventuali rimodulazioni, sia in campagna sia in cantina, dimostrano un fermento che è tutto meno che dormire sugli allori. C’è che i produttori toscani sentono gli stimoli, interni o congiunturali, e a quelli stimoli reagiscono.

Il Chianti verso un export da record

È difficile trovare una regione in Italia che esprima una carica di dinamismo come la Toscana di oggi. Aggiungo che dalla presentazione di PrimAnteprima emerge che il vino va verso un export da record e anche la Francia beve vino toscano. La crescita nel 2022 è stata del 31%  e 50 milioni di ettolitri è stata la produzione stimata in quest’anno. Il Chianti Classico ha ridefinito il suo stile e lo fa con vini sempre più eleganti, giocati sulla finezza e legati ai diversi terroir che lo compongono, spesso orgogliosamente rivendicati con le menzioni geografiche aggiuntive (novità importante).

Vanno segnalati alcuni significativi rientri nella denominazione e il recente varo della Gran Selezione va proprio in quella direzione. Un vero e proprio volo quello del Gallo Nero. Fatturato in crescita, boom soprattutto negli Usa. Una bottiglia su due venduta in Nord America. Il 37% delle bottiglie di Chianti Classico sono state vendute sul mercato statunitense contro il 33% dell’anno precedente (+ 12%). Il secondo mercato di riferimento è quello italiano (l’avreste detto?), poi il Canada. Numeri crescenti per il Chianti.

Un fenomeno che non ha paragoni in quasi nessun’altra regione

L’altro grande blasonato, Montalcino, non è mai stato così in forma. Vendemmia dopo vendemmia i Brunello si fanno sempre più eleganti e definiti, frutto di uno straordinario lavoro in vigna e di un processo di ricerca in cantina che, smaltite le sbornie moderniste di una ventine di anni fa punta tutto sulla verticalità, la complessità e la finezza, doti che non vanno mai a scapito della godibilità e della bevibilità di questo grande vino. In ripresa il Rosso di Montalcino. Discreto slancio nel Montecarlo e a Cortona. C’è pero un fenomeno in Toscana che non ha paragoni in quasi nessun’altra regione. Si tratta dei cosiddetti Supertuscan, quei vini rossi nati tra le fine degli anni Ottanta come vini sperimentali di alta qualità, diversi da quelli della tradizione regionale.

A questi prodotti, spesso di grandissima qualità, per molti anni, e in parte ancora oggi, è stato negato l’onore della Doc e sono stati relegati al ruolo di vini a indicazione geografica. Una sorta di controsenso tutto italiano, insomma. Di fatto i nostri legislatori non sono riusciti a coprire con dei disciplinari di produzione proprio quei vini che costituiscono l’indubbia punta di diamante qualitativa. Vini, per fare qualche nome, quali il Sassicaia (ormai Doc con una sua specifica denominazione Bolgheri Sassicaia), Ornellaia di Frescobaldi, il Tignanello di Antinori, il Vigorello della San Felice, il Cepparello di Isole e Olena. Ma se da un punto di vista legislativo erano, e in buona parte lo sono ancora, in una sorta di seconda divisione per il mercato soprattutto internazionale, alcuni Supertuscan spuntano prezzi e valutazioni ben superiori a quelli ottenuti dai Doc e Docg delle stesse zone.

In crescita in Italia e negli Stati Uniti

Il Cabernet Sauvignon e il Merlot si sono affermanti come supporto del Sangiovese o vinificati in purezza e maturati con l’uso delle barrique di rovere francese per ottenere vini molto apprezzati dovunque. Da qualche tempo il fenomeno dei Supertuscan sembra in fase calante, anche se non per i vini più famosi del bolgherese e della Chianti Classico. Non sempre la desinenza (aia) o (ello) è sinonimo di grande vino.

Ci sarebbe poi da soffermarci sui cambiamenti climatici dove ad esempio l’ambiente più continentale di Montepulciano, nobile terra del Sud, come quello del resto di Montecucco unito all’altitudine e alla maggior distanza dal mare, determina la necessità di particolari accorgimenti nella gestione della vigna. Va rilevato comunque rilevato che Nobile e Rosso di Montepulciano continuano a crescere negli Stati Uniti e pure in Italia.

 

Un quadro sfaccettato e intrigante

Situazioni simile quanto al clima nella campagna fiorentina e nella Toscana del Nord, soprattutto a Carmignano, Pomino e nella Rufina. Colline Lucchesi, Val d Cornia, Montecucco, Morellino di Scansano e Maremma Toscana possono essere per certi versi accomunate per l’impegno profuso e spesso riuscito nel rimarcare le rispettive peculiarità territoriali. L’Isola d’Elba sembra adagiata sulla confortevole domanda interna. Solo con i vini bianchi non è all’altezza delle grandi aree del mondo. Fa eccezione la Vernaccia di San Gimignano che rimane tuttavia una denominazione bisognosa di maggiori attenzioni viticole ed enologiche per divenire più appetibile al mercato interno e internazionale. Da rimarcare in vista della edizione 55 di Vinitaly, in programma dal 2 al 5 aprile, l’assenza di nomi importanti come Biondi Santi e Banfi. Anche alcune aziende del Gallo Nero ridurranno la loro presenza, mentre il  Consorzio Bolgheri si allargherà. Un quadro, quello toscano, che potremmo definire tanto sfaccettato quanto intrigante, in progress insomma.

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Alberto Lupini


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