Vino dealcolato, perché no? La proposta di Foradori
L'azienda di Mezzolombardo è tra i pionieri in Italia del vino senza alcool, il cui mercato è in costante crescita, ma trova ancora molta opposizione dal comparto, a detta di Martin Foradori Hofstätter
Vino dealcolato, perché no? A portare avanti questa "battaglia" è Martin Foradori Hofstätter. L'azienda agricola Foradori di Mezzolombardo, in provincia di Trento, è tra i pionieri in Italia del vino senza alcool e la risposta del mercato è ottima, in continua crescita, nonostante le opposizioni, a dire di Martin, di una parte del comparto vitivinicolo.
«Se si può dire caffè decaffeinato perché non si può dire vino dealcolato? È una produzione che ha una richiesta crescente sul mercato, a partire dagli scaffali della grande distribuzione e risponde alle esigenze di astemi, sportivi, donne incinte, giovani. E sarà peraltro ai mondiali al via a Doha - ha detto in occasione di un evento a Roma per celebrare le trenta vendemmie della sua cantina - Ma già sento aria di paletti che favoriranno solo l'export di Paesi diversi dal nostro rispetto a uno stile di bere che non fa concorrenza al vino convenzionale, ma piuttosto alle altre bevande analcoliche».
Vino dealcolato, come funziona in Europa?
Foradori sta portando il suo punto di vista anche al Simei, il Salone delle macchine per vini e bevande in corso di svolgimento a Milano. Ma come funziona in Europa per il vino dealcolato? «Sappiamo già che la Ue ci impone di togliere dalle etichette la scritta "alcol free" - ha precisato Foradori - ma in Germania, per le mie produzioni in Mosella, potrò usare il varietale e quindi indicare Riesling. Uscirà quindi come Steinbock 2.0. Mentre in Italia devo capire, ci sono enologi che ne fanno una questione di principio mettendo di fatto barriere a un mercato dell'immediato futuro; e poi c'è la questione della tenuta dell'alcol residuo nello stabilimento di produzione, col rischio di avere gli stessi lacci e lacciuoli delle distillerie e dei produttori di aceto».
Vino senza alcool, un mercato in crescita
Al netto di polemiche e punti di vista, per Foradori è un buon momento. «Nella ripresa post pandemia registriamo un paradosso: i vini costosi volano e li abbiamo esauriti mentre faticano le produzioni a dieci euro - ha confermato - Con i cambiamenti climatici non è vero che basta salire in altezza coi vigneti, perché in quota anche lo sbalzo termico di un grado si amplifica. Ben venga piuttosto la zonazione che il territorio Alto Adige sta aspettando con l'approvazione del nuovo disciplinare al vaglio del ministero».
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Alberto Lupini
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