Trentodoc, Asti, Prosecco, Oltrepò, Franciacorta, Talento e tanti altri. Sono numerosi i nomi che servono per identificare lo spumante italiano, con non pochi equivoci e sovrapposizioni. Dal metodo Classico al Martinotti ci sono certamente grandi differenze, anche economiche, ma una cosa è certa: l'offerta di bollicine italiane (per qualità, gusto e possibilità di abbinamento) è certamente la più vasta del mondo ed è più che sufficiente per permetterci di pasteggiare e brindare alla grande in qualunque occasione. A maggior ragione nella festa dove da sempre il brindisi è per antonomasia beneaugurante: il Capodanno.
Per questo motivo non possiamo che essere lieti che il ministro Luca Zaia, rispettando la promessa fatta a 'Italia a Tavola”, abbia invitato tutti i network televisivi a proporre un brindisi con bollicine italiane in occasione dell'inizio del 2010. E ugualmente ci fa piacere che esponenti importanti del mondo del vino, come Andrea Sartori, ne abbiano tratto un motivo d'orgoglio e di soddisfazione per un gesto simbolico, lo ripetiamo da tempo, che vuole valorizzare un prodotto che rappresenta al meglio il livello dell'enologia e dell'agricoltura italiane capaci di affrontare tutte le sfide del mercato.
La proposta che avevamo avanzato di brindare in televisione con lo spumante italiano serviva anche per cancellare (in ritardo e dopo i troppi colpevoli silenzi di tanti politici) la vergogna del brindisi in diretta tv su Rai1 dello scorso anno, quando Fabrizio De Noce si tracannava vistosamente una bottiglia di Champagne (senza ricevere alcuna sanzione o richiamo per il gratuito gesto pubblicitario…).
Oggi l'iniziativa acquista però una valenza ben superiore e ha a che fare direttamente con quel sistema Paese di cui tante volte discutiamo, ma che poche volte sappiamo costruire sul serio. Parlare di gesto autarchico o di provincialismo, come fa il sempre più isolato Franco Ziliani (alla ricerca di polemiche sterili e magari contro l'interesse dei produttori e dei consumatori italiani) è solo segno di voler fare cattiva informazione o cercare 'comunque” spazi di protagonismo. Nonostante gli argutissimi ragionamenti del pubblicista a libro paga dell'Ais ci permettiamo di insistere sul valore di questo brindisi 'italiano”, da accompagnare ovviamente il più possibile con dolci e cibi tricolori. Non già perché ci piaccia l'idea dell'autarchia fascista (che il nostalgico repubblichino Ziliani conosce forse meglio di noi…), ma perché in questo momento l'agricoltura e la ristorazione italiana, abbandonate dai politici, hanno bisogno di un segnale positivo per loro e per noi tutti.
In questa posizione non c'è proprio traccia di una qualche guerra allo Champagne (che chi scrive apprezza e beve senza problemi) o ai prodotti d'importazione ('Italia a Tavola” l'anno scorso fu l'unico media a contestare Zaia proprio sulla sua ridicola guerra agli ananas, che consigliamo a tutti di continuare a consumare). Quel che ci muove è la volontà di ricordare che alle più famose bollicine del mondo possiamo proporre in alternativa alcuni ottimi metodo Classico che reggono il confronto senza problemi. Per non parlare dell'obbligo morale di fare squadra in un momento economicamente difficile per il Paese. Una motivazione alta che vogliamo rilanciare a tutti i ristoratori e ai gestori di locali perché in occasione del Capodanno propongano menu accompagnati da spumanti italiani. Ai clienti va lasciata ovviamente la libertà di scegliere Champagne o Cava, ma sarebbe bello che la prima indicazione fosse italiana. E questo per scelta di qualità e non già per autarchia. Ai nostalgici lasciamo charme, leggende e... polemiche.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
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