Francamente il tema non è dei più appassionanti. Troppe illusioni (e incuria dei politici) segnano il terreno di sconfitte. Ma certo quando si parla di iniziative per valorizzare la ristorazione italiana non possiamo certo stare alla finestra. Dire che non siamo come in Francia o in Spagna - dove ai congressi dei cuochi o ai grandi eventi di cucina partecipano stuoli di Ministri - è fin troppo scontato. Rispetto all'ignavia ogni iniziativa può quindi essere positiva o almeno seguita con interesse. Il tutto, però, restando quanto meno guardinghi, visto che di stupidaggini ne abbiamo viste fin troppe.
A creare curiosità è al momento il progetto del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla di dare in qualche modo visibilità ai migliori cuochi italiani. Idea interessante, che da tempo abbiamo sollecitato al Governo nel suo insieme perché desse segnali precisi di attenzione verso questo settore strategico per il turismo e la promozione del Made in Italy agroalimentare. Avevamo da tempo proposto l'attribuzione di un Cavalierato del lavoro a personaggi del calibro di Gualtiero Marchesi, Alfonso Jaccarino, Aimo Moroni o Ezio Santin. Sarebbe stato un segnale dalla valenza internazionale. Ma cosa fanno i nostri Ministri?
Fanno diventare Cavaliere del lavoro un italo-australiano che produce Parmesan nobilitando sul campo un'attività di taroccamento contro cui si scagliano verbalmente un giorno sì e uno no. Per non parlare dell'ineffabile ex ministro Luca Zaia, che invece di chiamare a testimonial del Made in Italy alcuni dei nostri cuochi si era fatto lui direttamente uomo-immagine di un pessimo panino di McDonald's...
In questo vuoto pneumatico
finora l'unica timida dimostrazione di attenzione era stata quella del ministro dei Beni culturali con la nomina di un Consigliere per il valore culturale della Cucina italiana. Ora sembra che il ministro Brambilla, operando però anche lei in solitudine e non in sintonia con altri dicasteri, voglia premiare alcuni cuochi. Idea in sé meritoria che però, stando alle indiscrezioni, forse rischia di partire da basi sbagliate. La scelta dei 50 o 100 ristoratori da indicare come 'esempi” non avverrebbe sulla base di valutazioni condivise o almeno legate a parametri che le istituzioni pubbliche hanno peraltro già codificato (pensiamo alle
certificazioni di qualità di 'Ospitalità italiana” dell'Isnart - ente che opera per il ministero del Turismo - e delle Camere di commercio), bensì sulla media aritmetica di 4 guide della ristorazione. Come dire che lo Stato italiano rinuncerebbe ad una sua autonomia di giudizio (che sarebbe invece quello che chiedono i cittadini) inseguendo logiche editoriali spesso viziate da interessi commerciali o ideologici.
Senza alcuna volontà polemica vogliamo solo sperare che quanto indicato non sia vero e che la Brambilla riesca a realizzare il suo progetto, in cui confidiamo, utilizzando criteri nuovi e, soprattutto, coinvolgendo in questa operazione anche i ministri della Salute, dell'Agricoltura, dello Sviluppo economico, dei Beni culturali e degli Esteri, così da dare realmente il senso di un'iniziativa corale del Governo, come avviene in Francia. Dell'ennesimo spot autoreferenziale per i soliti cuochi-testimonial di questo o quel prodotto (magari straniero) non sapremmo che farcene. Di nuovi Cavalieri, nominati dalla pur suadente regina del Turismo, l'Italia della ristorazione non ha certo alcun bisogno.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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