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Mozzarella blu, va fatta chiarezza sui rapporti tra Granarolo e Milchwerk

Tre cartoni di latte a lunga conservazione su 4 venduti in Italia sono stranieri, metà delle mozzarelle sono fatte con latte o cagliate provenienti dall’estero. Una situazione che per Coldiretti conferma la necessità di accelerare sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte

 
23 luglio 2010 | 11:04

Mozzarella blu, va fatta chiarezza sui rapporti tra Granarolo e Milchwerk

Tre cartoni di latte a lunga conservazione su 4 venduti in Italia sono stranieri, metà delle mozzarelle sono fatte con latte o cagliate provenienti dall’estero. Una situazione che per Coldiretti conferma la necessità di accelerare sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte

23 luglio 2010 | 11:04
 



Fare immediatamente chiarezza su quanto latte e derivati sono importati, di quale provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato e su quali relazioni con la società tedesca Milchwerk Jager, responsabile della vicenda delle 'mozzarelle blu”, abbia la Granarolo, società di proprietà della più grande cooperativa del settore lattiero caseario che dovrebbe avere come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane. è quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso della manifestazione di Bari con oltre 10mila imprenditori agricoli e allevatori, in relazione alla scoperta in un ipermercato Auchan di Rivoli (To) di mozzarelle blu realizzate dal colosso caseario bolognese.

Dalle frontiere italiane - ricorda la Coldiretti - passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. In Italia sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina.

Complessivamente in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Il 68% del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell'est come la Polonia (5%), la Lituania (3%), la Slovenia (3%) e l'Ungheria (3%). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata (un semilavorato industriale) proveniente da Paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro paese del 20% rispetto anno 2008.

Considerando una produzione nazionale di 10,9 miliardi di chili, la Coldiretti stima che 3 cartoni di latte a lunga conservazione su 4 venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. Oltre a ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un chilo di mozzarella 'tarocca” occorrono 900 g di cagliata dal costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un chilo di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6-7 euro/kg. Le stalle italiane peraltro sono le più controllate e ci sono circa 6mila veterinari contro i mille della Francia, con una media di un controllo ogni 5-6 giorni. Una situazione che conferma la necessità di accelerare sull'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per difendere consumatori e produttori italiani ed evitare effetti generalizzati provocati da specifici allarmi sanitari provenienti dall'estero.


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