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Le frodi a tavola spaventano gli italiani Per il 60% più gravi di quelle fiscali

Secondo il primo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia realizzato da Coldiretti ed Eurispes, il volume d’affari delle agromafie, ovvero delle attività della criminalità organizzata nel settore agroalimentare, ammonta oggi a 12,5 miliardi di euro (il 5,6% dell’intero business criminale)

 
07 dicembre 2011 | 10:12

Le frodi a tavola spaventano gli italiani Per il 60% più gravi di quelle fiscali

Secondo il primo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia realizzato da Coldiretti ed Eurispes, il volume d’affari delle agromafie, ovvero delle attività della criminalità organizzata nel settore agroalimentare, ammonta oggi a 12,5 miliardi di euro (il 5,6% dell’intero business criminale)

07 dicembre 2011 | 10:12
 

Il clamoroso sequestro della Guardia di Finanza di prodotti che sarebbero stati distribuiti con etichetta 'biologico”  provenienti da Paesi terzi come la Romania e destinati ad altro tipo di alimentazione o semplicemente frutto di coltivazioni normali, avvenuto proprio nella seconda Giornata nazionale anticontraffazione ha riacceso i riflettori su un tema importantissimo per il futuro del made in Italy, quello della agropiraterie.

Le frodi a tavola sono quelle più temute dagli italiani con sei cittadini su dieci (60%) che le considerano più gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari, poiché possono avere effetti sulla salute. Secondo il primo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia realizzata da Coldiretti e Eurispes il volume d'affari delle agromafie, ovvero delle attività della criminalità organizzata nel settore agroalimentare, ammonta oggi a 12,5 miliardi di euro (il 5,6% dell'intero business criminale).

Spesso la criminalità si avvantaggia della mancanza di trasparenza nei flussi commerciali e nell'informazione ai consumatori. In questa situazione c'è spazio per comportamenti illeciti dagli effetti gravissimi sia per la salute delle persone che per l'attività economica delle imprese. Per questo anche alla luce dell'aumento record del 49% delle importazioni di prodotti biologici, che nel 2010 hanno raggiunto addirittura quasi i 74 milioni di chili, è importante introdurre al più presto il marchio per il biologico italiano. I rischi peraltro crescono con l'allungarsi della filiera e l'aumento degli intermediari che si frappongono tra produttore e consumatore perché nei troppi passaggi si infiltra la criminalità che fa aumentare i prezzi e riduce la qualità. Acquistare direttamente dai produttori agricoli o nelle botteghe e mercati degli agricoltori di campagna amica è una garanzia ulteriore anche perché si tagliano le intermediazioni e si migliora il rapporto prezzo/qualità.


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