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Mauro, il crociato no vax che si vantava di essere untore. Ma chi ha favorito il caso?

Servono regole e la stampa non può dar spazio ad ogni stupidaggine. Vanno ripristinati i controlli della temperatura e irrigidito il green pass. Negazionisti come collaborazionisti rispetto alla guerra contro il covid

di Alberto Lupini
direttore
 
11 dicembre 2021 | 21:39

Mauro, il crociato no vax che si vantava di essere untore. Ma chi ha favorito il caso?

Servono regole e la stampa non può dar spazio ad ogni stupidaggine. Vanno ripristinati i controlli della temperatura e irrigidito il green pass. Negazionisti come collaborazionisti rispetto alla guerra contro il covid

di Alberto Lupini
direttore
11 dicembre 2021 | 21:39
 

Speriamo che se la cavi. Questo il primo pensiero che deve scacciare quelli da bar tipo “se l’è cercata e ora ha quel che merita” o “che si curi a casa da solo…”. Attorno al caso di Mauro, il 61enne carrozziere di Curtatone (Mn) in terapia intensiva all’ospedale di Borgo Trento, si sta scatenando il mondo del web. E a ragione, visto che è un “caso da manuale” per il modo approssimativo con cui a volte affrontiamo il problema covid. Mauro da Mantova (Maurizio Buratti all’anagrafe) non è del resto uno dei tanti “incolpevoli” malati di coronavirus. È un “campione” dei no vax, tanto da essere stato ospitato spesso alla Zanzara, la rubrica di Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio 24, dove le sue sparate erano un esempio di disinformazione, ignoranza e pregiudizio (anche politico) nel negare il covid-19.

Negazionisti come collaborazionisti rispetto alla guerra  al covid?  Mauro, il crociato no vax che si vantava di essere untore. Ma chi ha favorito il caso?<

Negazionisti come collaborazionisti rispetto alla guerra  al covid?

Al di là che le sue condizioni sono peggiorate anche perchè inizialmente pare non volesse nemmeno farsi curare (del resto il Covid per gente come lui è solo un’invenzione per giustificare una «dittatura sanitaria» …), pare che “Mauro” stesse male già da giorni, ma neanche i gravi sintomi avevano scalfito la sua riluttanza a rivolgersi ai medici. Quel che stupisce è la disinvoltura con cui si era vantato, sempre in radio, di essersi presentato in un supermercato con 38 di febbre solo qualche giorno prima del suo ricovero in terapia intensiva. In diretta e con ostentato orgoglio, e provocatoriamente, aveva detto di «aver fatto l’untore» (parole sue) in un ipermercato poco fuori dal capoluogo lombardo.

Troppo spazio a teorie strampalate

Sparate che in un Paese normale avrebbe dovuto portare almeno ad una denuncia per attentato alla salute pubblica. Ma in Italia ci si ostina a non usare la maniera forte con certe posizioni. E non ci si stupisca poi se dai raduni di Trieste è partita l’ondata di contagi che ha messo in ginocchio la sanità del Friuli. Il tutto, tornando al caso di Mauro, con la responsabilità di testate autorevoli che danno spazio a simili idiozie, o dei supermercati, fra i luoghi più affollati, che da tempo hanno smesso di controllare la temperatura di chi entra…

Proprio questo caso ci dovrebbe spingere a recuperare un po’ di buon senso e tornare a qualche controllo in più. Pensiamo solo al recente caso di un volo interno dove i passeggeri (tutti con green pass) sono stati messi in quarantena perché all’arrivo è stato fatto un controllo e uno aveva la febbre. Ma non sarebbe più logico controllare la temperatura prima dell’imbarco e non all’arrivo? Il green pass è indispensabile, ma non esclude che qualcuno possa essere contagiato (soprattutto se non vaccinato), e trovarselo seduto vicino in aereo o a fianco in coda alla cassa è come giocare alla roulette russa…

Mauro da Mantova (foto Fanpage) Mauro, il crociato no vax che si vantava di essere untore. Ma chi ha favorito il caso?

Mauro da Mantova (foto Fanpage)

Un complottista spesso in radio

Tornando al Mauro no vax, Cruciani in un’intervjsta a il Corriere della sera, lo ha classificato come un complottista: «definisce il vaccino un siero sperimentale, si rifiuta di farlo e dice addirittura che avrebbe chiesto asilo in Corea o in Turchia. Vede complotti nelle banche, negli ebrei, nelle case farmaceutiche, è pure convinto che Parenzo fosse figlio di Riccardo Schicchi. Non partecipa a nessun movimento, ma fa parte di chat negazioniste, dove di certo si nutre di concetti». Più preconcetti che concetti, in verità, se è vero che, pur vivendo nel Mantovano, alla fine si è fatto ricoverare in Veneto per paura che gli potessero fare qualcosa. «A Mantova non mi fido… lì ci sono i comunisti» avrebbe detto… Stupidaggini che in un Paese serio non dovrebbero avere nemmeno un attimo di visibilità. E tutto ciò senza considerare che per il fatto di non essersi fatto curare per tempo, ora il no vax Mauro occupa un posto in terapia intensiva che costringe qualche malato "serio" a spostare un intervento chirurgico che potrebbe salvargli la vita...

Ma alla fine, ci sia lecito porre la domanda, che senso ha aver dato spazio a persone così? Un conto è riferire con oggettività delle posizioni anche contrarie al vaccino, un’altra è ospitare (magari solo per ragioni di audience) a figure pittoresche e sopra le righe. Se ne è accorto persino Berlusconi che, forse per sperare di avvicinarsi un po' di più all'obiettivo Quirinale, ha fatto sospendere un po' di talk show "vivini" ai no vax sulle reti Mediaset.

 

Negazionisti come collaborazionisti rispetto alla guerra contro il covid?

Per restare sul piano di tanti no vax, è come se ci fosse collusione col nemico in patria. Il negazionismo è una forma di collaborazionismo col covid in cui cadono (inconsapevomente?) anche tanti presunti maitre a penser, da Cacciari in giù. E stupisce che fra gli agit prop di teorie degne dei terrapiattisti ci siano anche gestori di bar e ristoranti che pure dovrebbero avere già pagato duramente i periodi di chiusure e lockdown (che stanno scattando di nuovo in gran parte d’Europa). E qui non c’è che da sperare in controlli davvero rigorosi delle forze di polizia per isolare (e chiudere, sia pure temporaneamente) chi non controlla i green pass e porta discreto alla stragrande maggioranza dei pubblici esercizi oggi consapevoli di essere la prima linea, e il campanello d’allarme, della guerra al covid. Se dovessero chiudere di nuovo bar e ristoranti, crollerebbe tutto il sistema, non dimentichiamolo mai.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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