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Giri di vite Barolo chinato, il re nebbiolo aromatizzato

 
16 ottobre 2017 | 11:16

Giri di vite Barolo chinato, il re nebbiolo aromatizzato

16 ottobre 2017 | 11:16
 

Quando si parla di Barolo difficilmente il pensiero va alla sua versione aromatizzata. Le sue origini sono connesse alla tradizione contadina piemontese e al periodo d’oro a cavallo fra il XIX e il XX secolo.

Per la sua versione aromatizzata bisogna rifarsi al rigoroso disciplinare di produzione: “la denominazione “Barolo chinato” è consentita per i vini aromatizzati preparati utilizzando come base vino “Barolo” senza aggiunta di mosti o vini non aventi diritto a tale denominazione e con una aromatizzazione tale da consentire, secondo le norme di legge vigenti, il riferimento nella denominazione alla china”.

(Giri di vite Barolo chinato, il re nebbiolo aromatizzato)

La sua invenzione si deve però a due geniali “speziali” come Giuseppe Cappellano di Serralunga e Zabaldano di Monforte. I due farmacisti (ognuno con formule proprie e rimaste segrete) associarono al Barolo le virtù curative della China Calissaia dando vita ad una sorta di “elisir”, il Barolo Chinato, appunto, che fece vincere a Zabaldano addirittura una medaglia d’oro all’Esposizione franco-italiana di Nizza del 1899.

Bevuto come vin brulé, caldo e corroborante, divenne l’antidoto principale a tanti piccoli malanni, se ne vantavano le proprietà antipiretiche e digestive tanto che servirlo agli ospiti di riguardo divenne una ritualità nell’ospitalità popolare langarola. Per tutta la prima metà del ‘900 le sue virtù toniche attraversano trasversalmente la società piemontese dell’epoca, dalla farmacopea contadina ai salotti aristocratici torinesi prima di tuffarsi nell’oblio del secondo dopoguerra e diventare d’antan insieme a quella cultura della terra che preferisce muoversi verso le fabbriche di Mirafiori al miraggio del boom industriale ed economico.

(Giri di vite Barolo chinato, il re nebbiolo aromatizzato)

Rimasto sottotraccia fino alla riscoperta recente di “specialità” della tradizione che si può fregiare del nome del suo illustre progenitore, arricchendolo di una sfumatura insolita è perfetta con gli abbinamenti a base di cioccolato fondente.

Fra i tanti produttori che ne annoverano in produzione la tipologia ne abbiamo selezionati alcuni fra i più attenti a declinarlo con personalità autonoma e non come semplice completamento di gamma.

Partiamo da Cocchi, una delle firme degli aromatizzati in stile piemontese, produttore di vermouth di gran lignaggio come lo Storico o il Venaria Reale. Inventore di una ricetta originale, Giulio Cocchi è stato uno dei protagonisti della sua diffusione fuori dai confini piemontesi. Il suo chinato è una versione 2.0, che oltre a servirlo come digestivo, lo declina come componente speciale di cocktail e long drink, seguendo la tendenza contemporanea che lo vede protagonista di nuovi stili di consumo.
Rosso granato con riflessi aranciati, si presenta con note di spezie dolci, in particolare cannella e cardamomo, con la china e l’anice stellato che riecheggiano nel retrogusto, armonico e morbido.

(Giri di vite Barolo chinato, il re nebbiolo aromatizzato)

La versione Damilano, quotatissimo produttore di Barolo, famoso per il suo straordinario Cannubi, è una versione rigorosa come i suoi cru, di un intenso rosso granato carico con riflessi aranciati. All’olfattivo le erbe aromatiche e le spezie si fondono ad un ventaglio di profumi di frutta secca, cacao amaro e caramello con gustativo dolce ma per nulla stucchevole, armonico e rotondo, tipicamente amarognolo nel finale, di grande persistenza gustativa e personalità.

Il chinato della Ceretto, altro marchio storico di Alba con tenute sparse in tutto il cuneese, custode di una propria selezione di erbe aromatiche si presenta con un rosso granato con riflessi aranciati e note olfattive di prugne macerate, ginepro ed erbe alpine. Al gustativo la componente amaricante appare ben bilanciata da quella zuccherina ed entrambe contribuiscono ad un sorso avvolgente e morbido, perfetto da gianduiotti.

(Giri di vite Barolo chinato, il re nebbiolo aromatizzato)

Chiudiamo la nostra carrellata con il Barolo chinato del Presidente, ovvero quello marcato Poderi Luigi Einaudi, che guarda alla tradizione con un “classicheggiante” granato carico e riflessi che virano verso il rosso mattone, dove le note di spezie sono di cannella, chiodi di garofano, rabarbaro e genziana, e l’immancabile china a far da sottofondo aromatico. Al palato è etereo, sinuoso, perfetto da digestivo con la classica scorza d’arancia oppure da servire nella versione da aperitivo con cubetto di ghiaccio e spruzzata di seltz.

L’abbinamento con il cioccolato è un must (manco a dirlo, trattandosi di Piemonte) magari con una pralina di un grande maestro torinese come Guido Gobino o come il toscano Andrea Slitti che, per Cocchi, ne ha creato una versione dedicata. Connubio tanto decantato da riservargli una apposita manifestazione ospitata in un luogo simbolo come il Castello Falletti di Barolo con una ventina di produttori di "chinato" impegnati a sposar fondenti e praline di qualità. Chissà se i due intrepidi "speziali" fondatori lo avrebbero mai immaginato in tale veste.

Per informazioni:
www.ceretto.com
www.cocchi.com
www.cantinedamilano.it
www.poderieiunaudi.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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