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Sagre all'italiana: il vizio ...di non fare il proprio mestiere

L'estate avanza e con essa il grande circo delle sagre. E non di quelle genuine e vere, ma anche di quelle improvvisate da coloro che hanno il vizio di non fare il proprio mestiere, andando a crear problemi alla categoria dei ristoratori. Claudio Riolo, di riquadro.com, ci scrive in merito

di Claudio Riolo
11 agosto 2009 | 11:22
Sagre all'italiana: il vizio ...di non fare il proprio mestiere
Sagre all'italiana: il vizio ...di non fare il proprio mestiere

Sagre all'italiana: il vizio ...di non fare il proprio mestiere

L'estate avanza e con essa il grande circo delle sagre. E non di quelle genuine e vere, ma anche di quelle improvvisate da coloro che hanno il vizio di non fare il proprio mestiere, andando a crear problemi alla categoria dei ristoratori. Claudio Riolo, di riquadro.com, ci scrive in merito

di Claudio Riolo
11 agosto 2009 | 11:22
 

L'estate avanza e con essa il grande circo delle sagre. E non di quelle genuine e vere, ma anche di quelle improvvisate da coloro che hanno il vizio di non fare il proprio mestiere, andando a crear problemi alla categoria dei ristoratori. Claudio Riolo, di riquadro.com, dopo che Italia a Tavola ha ripreso la denuncia di Ruggero Bonometti, segretario Arthob e vicepresidente di Cuochi di Lombardia, ci scrive in merito:

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Claudio RioloMi fa piacere che Italia a Tavola abbia affrontato il problema della sagre gastronomiche; questo fenomeno, di cui non si sono voluti comprendere da tempo gli aspetti negativi, è ampiamente favorito dalle istituzioni locali in collaborazione con aziende e commercianti. Viene organizzato spesso da associazioni con profilo culturale, promosso e pubblicizzato dalla stampa che gli dedica rubriche, articoli, programmi, trasmissioni.

Non credo che il successo di pubblico sia frutto delle manfrine culturali di contorno: si va a magnà. Un fenomeno analogo, certo economicamente più influente, è l'agriturismo. Anche in questo caso, enti locali e nazionali, aziende, pubblico si sono incontrati con ampia benedizione di giornali e tivu. Dove si va a Pasqua? In agriturismo. E a Natale? Idem. Festa di matrimonio con trecento persone in campagna a base di pesce surgelato. Cresce sugli alberi? Con buona pace dell'ospitalità ufficiale, ristoranti e alberghi si arrangino.

Ma torno alle sagre; il dibattito che hai sollecitato apre purtroppo voragini di opportunismo che se non si smaschera bloccherà ogni passo in avanti. Anzitutto non mi sembra che si possa far distinzione sulla qualità e contenuti delle varie sagre. Chi giudicherà? L'organizzatore? Il sindaco? Il pubblico? Accettiamo lo gnocco fritto emiliano e rifiutiamo la piadina pesarese? Va bene il pesce azzurro fritto e si scarta il brodetto? Aggiriamo l'ostacolo e festeggiamo i cento anni dei diari di Alfredo Panzini con una bella magnata di ostriche di san Damiano? Ma dài.

Da tempo le associazioni di ristoratori hanno lamentato e combattuto il dilagante fenomeno delle sagre. Sono iniziative gastronomiche realizzate spesso in contrasto con la legislazione e richiamano pubblico in concorrenza sleale con i ristoratori professionisti.

In Italia c'è il brutto vizio di non fare il proprio mestiere ma di preferire quello degli altri. Ecco quindi che (faccio esempi a caso) un segretario comunale o un bancario in ferie o un insegnante di liceo in pensione o un architetto che ama la buona cucina decide di organizzare una sagra; di certo creerà non pochi problemi ai ristoranti della zona.

 Per ovviare al problema in modo chiaro e deciso, propongo una regoletta facile facile: tutto vada bene, a patto che avvenga in luogo deputato, IL RISTORANTE o laddove il ristoratore decida.

Quanto attiene alla somministrazione di cibi e vini sia affidato esclusivamente ai ristoratori professionisti. E se non sbaglio la legge prevede che una licenza sia esibita, salvo poi aggirare l'impegno con trucchi meschini.

Sarà il ristoratore a organizzare nei suoi spazi, o collaterali, la festa la ricorrenza, l'esibizione, il mercato, la premiazione, il concorso, il festival, la gara, il primato, il compleanni, la degustazioni. Se ne prenderà la responsabilità e tutti potranno premiarlo o rivalersi, ritrovarlo tutto l'anno nel suo locale. Anche le mostre mercato locali organizzate dai ristoratori sono un fenomeno in evoluzione; garantiscono espansione alle buone produzioni agricole; spesso sono iniziative ben più valide di quelle fieristiche commerciali.

In più, non chiamamoli eventi ma facciamo il piccolo sforzo di dargli il nome appropriato. L'utente, quando deciderà, saprà almeno cosa l'aspetta.

PS: Mi è facile scrivervi di cibi e vini e locali da Palermo, città animata dai commerci, dalle botteghe eleganti o popolari, dai mercati di strada che esibiscono ogni ben di Dio, pesce, carne, frutta, verdura e via via. Centinaia di locali ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie, con i tavolini in strada tra palme e oleandri.
Come si fa a immaginare un futuro esclusivo di cemento e supermercati, dove non si conosce neppure il sapore di una pesca?

Claudio Riolo *

* Claudio Riolo, viaggia per riquadro.com con treni e vari mezzi pubblici, talvolta su una Fiat 500 del '71; cerca i migliori alberghi e ristoranti, e non solo; si mette nei panni di chi ama le belle cose, che sa vivere di ciò che fa la differenza tra il caso e la necessità, va a spasso per acquisti utili e belli, si siede per un pranzetto, apprezza la cultura, viaggia.


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