Claudio Scajola (nella foto) si è presentato davanti alla stampa e, con voce scossa, ha annunciato le sue dimissioni. «In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere - ha dichiarato -. E per difendermi non posso continuare a fare il Ministro come ho fatto in questi due anni». Scajola ritiene, come ha più volte detto negli ultimi giorni, «di essere estraneo» alla vicenda che lo vuole coinvolto nell'acquisto della casa con fondi neri. «Non sono indagato», ha affermato, dicendosi certo che la sua innocenza «verrà dimostrata». Tuttavia, ha aggiunto, «una cosa l'ho capita. Un Ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri». Quindi, ha annunciato, «se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per annullare il contratto». Scajola ha ribadito che, come Ministro, non può «abitare in una casa pagata in parte da altri» e questa è la motivazione che l'ha spinto a dimettersi.
Per la seconda volta in pochi anni il Ministro rassegna dunque le sue dimissioni dal Governo, sentendosi «vittima di una campagna mediatica senza precedenti, che non dà tregua né respiro». Se ne va dal dicastero di via Veneto «con grande sofferenza», dopo 10 giorni passati «la notte e la mattina» a compulsare rassegne stampa piene di articoli sulla sua vicenda. «Ho imparato nella mia vita che la politica dà sofferenze - si è sfogato - ma ho anche imparato che sono compensate da soddisfazioni. So che tutti i cittadini hanno grandi sofferenze e non penso quindi che io solo sto soffrendo, ma mi trovo esposto ogni giorni a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie».
L'ex Ministro, prima di lasciare, ha voluto tuttavia elencare le cose fatte: un robusto lavoro sul ritorno al nucleare, la riforma degli incentivi, i grandi progetti infrastrutturali per l'energia, i tavoli per le aziende in crisi. «Ho lavorato senza mai risparmiarmi, ne siete testimoni - chiamando in causa i giornalisti - ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo, commettendo sbagli ma sicuramente pensando di fare il bene». Peccato che non abbia anche ricordato le energie spese per il decreto del 30 marzo scorso, con il quale il Governo, cancellando le tariffe agevolatele, ha di fatto più che raddoppiato i costi di spedizione di quotidiani e riviste distribuite in abbonamento postale (con un aggravio di costi di almeno 200 milioni di euro), mettendo così in crisi la gran parte degli editori italiani che sono già alle prese con un calo di lettori e pubblicità per via della recessione. Si è trattato di un colpo al cuore alla stampa italiana. Resta solo da sperare in un decisivo salto di qualità con la nomina del successore di Scajola...
Nei ragionamenti meno immediati e più meditati spunta il nome di Paolo Romani, che è vice di Scajola e che ha le deleghe alle Comunicazioni, si inserisce in un quadro più verosimile. Tra i candidati anche Fabrizio Cicchitto, o, ad interim, lo stesso presidente Silvio Berlusconi.
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