Recenti dichiarazioni, governative e non (in particolar modo del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla), sul buon andamento del turismo nel 2011, e in particolare nel corso dell'estate, sono il segno di un uso distorto delle cifre, che non aiuta a capire il momento assai critico che attraversa il settore, né a stimolare iniziative efficaci per superarlo.
I dati diffusi dalla Banca d'Italia per i primi cinque mesi dell'anno indicano una crescita della spesa dei turisti stranieri del 4,1%, appena inferiore all'aumento registrato lo scorso anno nello stesso periodo. Sappiamo, poi, come è andata a finire a consuntivo 2010: +1,4%, compensativo soltanto dell'inflazione. L'irregolarità dei flussi turistici e la costante riduzione dei periodi di soggiorno, anche degli stranieri, raccomandano prudenza: nel 2010, nei tre mesi estivi, gli stranieri spesero il 4,2% in meno, rispetto all'estate 2009, spegnendo ogni entusiasmo.
Si fa confusione anche sui risultati dei sondaggi dell'Osservatorio nazionale del Turismo (Ont), confrontando i dati a consuntivo dello scorso anno con le intenzioni di viaggio di quest'anno. Il confronto corretto è fra dati omogenei: intenzioni di viaggio 2010 e intenzioni di viaggio 2011. Ebbene, il risultato è preoccupante: alla vigilia di agosto 2010, avevano pianificato una vacanza 22 milioni 606mila italiani; alla vigilia di agosto 2011 hanno pianificato una vacanza soltanto 19 milioni 370mila italiani, cioè 3 milioni 236mila in meno, con una flessione del 14%. Si tenga presente che il sondaggio a consuntivo relativo all'agosto 2010, diede poi un risultato nettamente inferiore alle previsioni, registrando solo 15 milioni 764mila vacanzieri effettivi a fronte dei previsti 22 milioni 606mila.
L'indagine di Agriturist evidenzia un quadro preoccupante anche per il movimento turistico complessivo (italiani e stranieri) del trimestre luglio-settembre: lo scorso anno i sondaggi preliminari dell'Ont indicarono una crescita media mensile del 3%; i sondaggi a consuntivo registrarono una flessione del 3,2%. Quest'anno che, per lo stesso periodo, la previsione media mensile è di -0,7%: come andrà a finire?
Con una ulteriore contrazione di arrivi e, soprattutto, pernottamenti che produrrà effetti ancor più negativi sulla ristorazione, che sconta maggiormente l'esigenza dei turisti di contenere le spese. Considerando che il pasto in vacanza è caratterizzato dal consumo prevalente di prodotti agroalimentari di qualità, la perdita di fatturato per l'agricoltura potrebbe, a fine 2011, attestarsi intorno ai 30 milioni di euro. La stessa cifra verrebbe a mancare al settore agricolo per effetto della riduzione delle presenze negli agriturismi, stimata intorno al 3%.
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