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Cuochi troppo divisi Serve un'unica associazione

Emanuele Esposito, ristoratore italiano all'estero, si chiede quale sia il ruolo svolto dalle innumerevoli associazioni di categoria. Si domanda a che cosa serva pagare una quota se poi non c’è coesione, spirito d’iniziativa e capacità di intervenire concretamente. Come far sentire la propria voce?

23 maggio 2011 | 11:17
Cuochi troppo divisi Serve un'unica associazione
Cuochi troppo divisi Serve un'unica associazione

Cuochi troppo divisi Serve un'unica associazione

Emanuele Esposito, ristoratore italiano all'estero, si chiede quale sia il ruolo svolto dalle innumerevoli associazioni di categoria. Si domanda a che cosa serva pagare una quota se poi non c’è coesione, spirito d’iniziativa e capacità di intervenire concretamente. Come far sentire la propria voce?

23 maggio 2011 | 11:17
 



Mentre il ministro Brambilla con il Codice del turismo vuole consentire a tutte le strutture ricettive di estendere la propria attività a quella di somministrazione di alimenti e bevande, il che produrrà effetti devastanti sul mondo della ristorazione e sul turismo in generale, un cuoco italiano che lavora all'estero da lunga data, Emanuele Esposito (nella foto sotto), general manager de Il Villaggio di Jeddah (Arabia Saudita), si chiede quale sia il ruolo svolto dalle innumerevoli associazioni di categoria: enti, federazioni, accademie, ecc... Si domanda a che cosa serva pagare una quota di tesseramento per aderire a tali associazioni se non c'è coesione, spirito d'iniziativa e soprattutto capacità di intervenire concretamente per far fronte alle difficoltà di cuochi e ristoratori. Ha forse ragione Matteo Scibilia, presidente del Consorzio Cuochi di Lombardia, quando dice che i ristoratori sono 'figli di un dio minore”? Sono temi che dovrebbero far riflettere soprattutto chi sta al Governo, ma anche le varie associazioni di categoria che, se unite ed efficaci, possono far sentire la propria voce e la voce di tutti i cuochi in Italia e nel mondo.

Viste le molte provocazioni e i molti spunti di riflessione espressi da Emanuele Esposito, riportiamo di seguito la sua lettera aperta per aprire un dibattito con la partecipazione di lettori ed operatori.

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Cento, mille associazioni di categoria in difesa del carciofo, in difesa del pomodoro, in difesa dell'asparago, in difesa della Cucina italiana, di quella regionale, di quella del paesi di pinco pallino. E poi l'associazione dei cuochi, la federazione dei cuochi, l'accademia dei cuochi, potrei continuare all'infinito, ma mi chiedo: sinceramente a cosa servono?

Emanuele EspositoIo non posso credere che noi italiani siamo così stupidi, che non riusciamo a capire che stare divisi non ci porterà da nessuna parte? Basterebbe pensare che noi cuochi italiani a differenza di quelli francesi, e salvo rare eccezioni, siamo considerati operai, mentre un avvocatuccio di paese che a stento sa scrivere una lettera a mano, viene considerato un professionista e lo mettono anche nell'albo. Noi cuochi poi non siamo capaci di portare avanti un sola campagna insieme.

Oggi un amico mi ha invitato ad iscrivermi alla Fic, federazione a cui un decennio fa ero iscritto, ma poi sono uscito per le stesse cose che ho detto a questo caro amico. Per quale motivo dovrei pagare una tessera che non serve a molto? Per leggere il giornalino della parrocchia? Dove erano tutte le associazioni quando si discuteva del contratto nazionale, dove siamo noi cuochi quando si fanno le leggi in materia di sicurezza alimentare o quelle sul lavoro?

Siamo seri, perché la nostra categoria è seria. Voglio rivolgere un invito a tutte le associazioni: creiamo una sorta di sindacato che abbia anche il compito di fare promozione per il sistema Italia, ma sopratutto che sia uno sportello per i tanti giovani sbandati quando vanno all'estero e magari prendono delle belle cantonate perché nessuno li assiste. Mi fa ridere l'iniziativa della Gvci per un Osservatorio dei salari, come se Mario Caramella non sapesse il marcio che è problematico. Il problema non sono le inserzioni, il problema è che non c'è un sistema, un ente, che tuteli la categoria, quindi bisognerebbe partire da là. è ovvio che, con la crisi che c'è in giro, un giovane cuoco che ha bisogno di lavorare andrebbe anche nel Congo per 1.200 dollari al mese, purché lo paghino. Poi se deve lavorare 15 ore al giorno non interessa a nessuno... E se dovesse rinunciare a quel posto, subito qualcun altro accetterebbe la proposta.

Quindi il problema non è l'inserzione, il problema sono le regole, molti cuochi sono iscritti ad associazioni e pagano delle quote annuali, ma per che cosa? Per un magazine? Per una finestra sul sito offro/cerco lavoro? Per qualche corso di cucina? Siamo seri e prendiamoci almeno per una volta seriamente, siamo pronti a fare un sindacato di categoria?

Emanuele Esposito
General manager - Il Villaggio, Jeddah (Arabia Saudita)


La lettera di Esposito pubblicata qui di seguito è stata invece inviata alla Fic e per conoscenza alla redazione di 'Italia a Tavola”.

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Il mondo cambia, ma cambia anche in modo veloce, i cuochi non sono più quelli di una volta, ci siamo evoluti, abbiamo introdotto nelle nostre cucine nuove tecniche e la tecnologia. Quest'ultima forse ha portato una riduzione di risorse umane. Quando ho iniziato io a lavorare nelle cucine 20 anni fa - sembra ieri - ho iniziato dal basso, oggi i ragazzi che escono dalla scuola alberghiera pochi hanno l'umiltà, si credono già dei cuochi affermati, cosa che sappiamo benissimo non è così. Colpa della scuola? Non lo so, forse è anche colpa nostra che non sappiamo più insegnare nelle cucine.

Il punto non è questo. I cuochi sono una categoria di professionisti e non di operai, sappiamo benissimo che noi abbiamo un contratto di lavoro equiparato ad altre categorie. Circa dieci anni fa con Cangi - ora non c'è più - parlammo dell'eventualità di creare un sindacato dei cuochi: non se ne fece nulla per altri motivi. Perché un sindacato, a qualcuno verrebbe da dire. Semplicemente perché non siamo tutelati né a livello nazionale né livello internazionale. Spiegatemi perché io debba fare la tessera? Perché devo iscrivermi a questa associazione piuttosto che all'altra? Quali vantaggi ho? Se un cuoco va a lavorare all'estero e viene bidonato, o spesso il cuoco bidona il ristoratore, chi ci difende?

In Italia ci sono mille associazioni di cuochi, importanti e meno importanti ma sinceramente non so a cosa servono o meglio a chi serve. Spesso guardiamo sempre ai nostri cugini francesi, dobbiamo imparare molto da loro, non a caso loro sono sempre in mezzo come il prezzemolo. La Fic come l'Aic e altre dovrebbe creare una sorta di 'consortium” o federazione nazionale per i diritti dei cuochi, che abbia anche il compito di fare promozione Italia e che crei una rete scolastica internazionale e contrattuale. Siamo capaci? Lo vogliamo?

Ero iscritto alla Fic e mi sono tolto per questi motivi. Non capisco perché io debba pagare una tessera se poi non posso chiedere nessuna tutela legale, non posso sedermi al tavolo delle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale. Che ci siamo a fare? Del resto tutte le associazioni sono simili, quindi non trovo una ragione valida per iscrivermi alla Fic come all'Aic, ecc.

Emanuele Esposito
General manager - Il Villaggio, Jeddah (Arabia Saudita)


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26/05/2011 14:51:00
5) Unirsi non significa creare una nuova associazione
Io ho detto UNIAMOCI! Non ho mai parlato di una struttura o associazione NUOVA. Tutte le associazioni esistenti sul territorio nazionale e estero possono confluire sotto una sola sigla, non necessariamente farne una NUOVA! SPERO CHE MI SONO SPIEGATO! Quello che critico è perché c'è la divisione tra associazioni!! Mi spieghino loro che differenza c'è tra FIC & APCI e altre, solo questo vorrei sapere... è lecito? UNIRE NON VUOL DIRE CREARE UNA NUOVA ASSOCIAZIONE, il fatto che non sono iscritto da nessuna parte vi fa capire che non vado in cerca di stelle e stelline!


26/05/2011 10:57:00
4) Sostenere l'associazionismo è meglio che criticare...
Un caro amico, valente cuoco nonché fondatore dell'Associazione Cuochi della mia provincia era solito rispondere alle domande simili a quelle di Emanuele con un altra domanda: Cosa fai tu per la tua Associazione? Beh la maggior parte di questi, siccome non credeva a priori nelle associazioni, non si era mai associato e se lo aveva fatto non aveva ma partecipato attivamente alle iniziative proposte dalle associazioni trincerandosi dietro al suo preziosissimo tempo che non poteva perdere e demandando ai quattro "sfaccendati" che si occupavano della gestione dell' associazione il "dovere" di proporre ed attuare vulcaniche iniziative e di presenziare ad ogni evento che trattasse di cibo e gastronomia, senza dimenticare di tutelare i cuochi sia sindacalmente che fiscal-legalmente.
Giusto per parlarci chiaro di associazioni dei Cuochi ne esistono due, la Fic e la Apci (la seconda nata da una "costola" della prima) tutte e due pubblicano il "giornalino della parrocchia" e hanno un programma pressoché identico e se continuano a fare questo è perché gli associati questo vogliono e di ciò si sentono appagati, non che non si possa fare di più ma un passo per volta si tenta di evolversi.
Io faccio parte della Fic e prendo la tessera quasi consecutivamente dal lontano 1980, da allora è cambiata molto, si è evoluta e ci sono ancora molte cose da sistemare, nel limite della mia disponibilità ho partecipato attivamente alla mia associazione provinciale e quindi indirettamente anche alla Fic portando il mio piccolissimo apporto e mi piace pensare sia servito ad evolvere anche la Federazione.
Sindacati, Ordini professionali, Lobby gastronomiche , le associazioni cuochi non sono nulla di tutto questo e nemmeno lo devono essere. Lasciamo fare a ognuno il proprio lavoro e aiutiamoli a farlo al meglio se abbiamo deciso di farne parte, perché, a mio parere, non serve a nulla criticare gratuitamente anzi sarebbe meglio proporre e cercare di attuare la propria idea per vederla realizzata.

Lo scorso anno fui avvicinato ad un insegnante Ipssar di cucina che, molto scocciato, mi chiese dove fosse stata la Fic quando si parlava di riforma della scuola e sopratutto come mai non avesse tutelato i cuochi-insegnanti, visto che si sarebbero visti decurtare molte ore (e soldi) dal nuovo ordinamento scolastico che ha decimato le ore di pratica a favore degli stage. Secondo te ....... era associato? No; Lo aveva fatto in passato? No; Gli ho risposto (a malincuore) che se non aveva creduto e sostenuto l'associazione in passato perché allora voleva che questa sostenesse e credesse in lui ora.
La Fic per la verità sono anni che opera per farsi ascoltare dai ministeri la la legge dei numeri fa chiudere le orecchie. Numeri alla mano in provincia di Bergamo ci sono più di 1500 esercizi pubblici facciamo la media di 1,5 cuochi per locale 3.000 cuochi professionisti, moltiplichiamo per 100 (faccio cifra tonda per difetto) fanno 300.000 cuochi in italia, la Fic conta più o meno 18.000 iscritti (6 nella migliore delle ipotesi) ...

caro Emanuele e se provassi a sostenerla invece di criticarla... se li spendessi questi quattro soldi per sostenere la tua Associazione non pensi che se fossimo molti di più avremmo più voce o forza contrattuale?


25/05/2011 18:42:00
3) Rispondo per punti
Rispondo per punti:
1. Vedi, ribatti su una nuova struttura, ma non ti bastono quelle esistenti? Dici che ne esistono tante e non servono, però ne vuoi farne un'altra?
2. .....vedremo!
3. Certo che rifletto, io non mi sono contraddetto, ma tu si, vedi punto 1.
4. Perfetto se usi tutti i prodotti italiani nel modo giusto.
5. Io mi offendo non come Sante, ma come ITALIANO, perchè parlare male dell' ITALIA e delle istituzioni italiane (che il popolo vota liberamente... PS: ricordo la costituzione italiana) è male.
6. Certo che esiste il sindacato di settore, ogni Nazione e ogni Stato ce l'ha (...settori sono le famiglie di lavoratori).
7. - Non penso che siamo dei spadellari, anzi...perchè offendi la nostra categoria? Forse tu dimentichi che il cuoco fa studi diversi da un laureato in materie sanitarie o scientifiche, come il segretario il ragioniere e il commercialista... o forse per te non c'è differenza? Pensa, nel nostro settore c'è differenza di studi tra uno studente di sala e uno chef...tu lo sai spero. Le COMPETENZE SONO DIVERSE. I NAS o ASL controllano che vengono rispettate ed applicate le norme di igiene e sicurezza. Noi li conosciamo grazie agli esami e agli studi effettuati, ma da qui ed essere esperto c'è nè manca...
8. Io credo che chiunque lavori nel settore alimentare debba essere serio nell'utilizzare i prodotti, cosciente ed informato. FARE CHIASSO NON SERVE.


23/05/2011 16:57:00
2) Nessuna mania di grandezza
Caro Sante Angelica,
Forse non hai letto bene l'articolo.
1 - Io non voglio fare nessun Sindacato, ho parlato di unire, non di fare una nuova struttura!
2 - Non ho manie di grandezza né tanto meno sono una prima DONNA!
3 - Io rifletto bene prima di parlare o scrivere, io l'ho fatto, tu?
4 - Certamente che io uso prodotti ITALIANI e faccio promozione: www.mediterraneans.me, www.ictconline.it, e ti rendi conto che prodotti uso!
5 - Non ti devi offendere, perché io non ho offeso nessuno e me ne guardo bene dal farlo, il mio è un rispetto maniacale per le persone, forse sono altri che non hanno rispetto di te o di noi cuochi.
6 - Poi mi fai sapere il sindacato dei CUOCHI.
7 - Il cuoco non è laureato in materie scientifiche, quindi secondo te noi non siamo in grado di intervenire sulle problematiche alimentari, secondo te siamo degli spadellari e basta, però è strano quando vengono i NAS o ASL dove vanno nei palazzi scientifici? Io credo che chiunque lavora nel settore alimentare debba dare il contributo, anche e sopratutto chi poi quei prodotti li utilizza!
Grazie.


23/05/2011 14:44:00
1) Perché "sparare" su tutto?
PERCHé SPARI SU TUTTO? Vuoi fare un tuo sindacato? Lo sai che esiste già un sindacato che ci tutela, altrimenti non veniva discusso. Forse in Arabia non esiste e non può esistere, ma in Italia esiste. Forse sei malato di "PRIMA DONNA" e vuoi farlo tu. Ma perché non ti bastano le sigle che già esistono? Vuoi fare un tuo sindacato? A noi a che serve? Solo pagare l'iscrizione ed avere un giornalino della parrocchia con le tue lamentele senza senso? Ti ricordo che i cuochi non sono laureati in discipline scentifiche, pertanto come fanno a prendere posizioni sulla sicurezza alimentare? PRIMA DI PARLARE RIFLETTI. Certi scritti mi offendono, perché io mi sento VERO ITALIANO e uso PRODOTTI ITALIANI che sono reperibili in tutto il mondo. Tu non li adoperi?




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