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I “precursori” nei bar e nei ristoranti argine alle stragi del sabato sera?

di Alberto Lupini
direttore
 
11 maggio 2010 | 17:23

I “precursori” nei bar e nei ristoranti argine alle stragi del sabato sera?

di Alberto Lupini
direttore
11 maggio 2010 | 17:23
 

Ci risiamo, con qualche strizzatina d'occhio alla demagogia (la deroga di 3 ore al giorno - per andare al lavoro - per chi ha avuto la sospensione della patente) e la criminalizzazione del bere (di fatto anche di quello responsabile...), la politica italiana si appresta all'ennesima riforma - inutile - del codice della strada, suonando la grancassa a favore di un'illusoria fine delle stragi del sabato sera grazie ai 'precursori” nei bar.

A lasciare allibiti è in particolare il fatto che, ancora una volta (pur coi tanti guasti già fatti), non si sia trovato di meglio che seguire la tesi assolutamente falsa che il bere, con moderazione, sia incompatibile con la guida. Non si potrebbe spiegare altrimenti la volontà dei parlamentari di rendere obbligatoria per tutti i pubblici esercizi, dove si somministrano bevande o cibi (con forse la sola eccezione delle mense), la presenza di 'precursori”, di fatto gli etilometri, che dovrebbero - il condizionale è d'obbligo visto che la taratura di questi strumenti è molto labile e necessita di continue revisioni - indicare se il candidato guidatore è sotto la soglia di quello 0,5 di tasso alcolemico oltre il quale scattano sanzioni, la sospensione della patente e, nei casi più estremi, il sequestro dell'auto.

Colpisce, negativamente, che si voglia trasformare in obbligo di legge quello che potrebbe essere un 'servizio” che il bar, il ristorante o la discoteca mettono autonomamente a disposizione dei clienti (come già oggi succede in molti locali). E a maggior ragione se si pensa che ciò avviene utilizzando le nuove norme che si occupano di ciò che succede sulle strade, e non già all'interno dei pubblici esercizi.

Al di là dell'interesse di chi produce gli etilometri (i veri graziati, con le compagnie di assicurazione, da questa riforma...) non si capisce proprio dove stia il vantaggio di nuovi lacci e lacciuoli a carico di un sistema che è già in difficoltà a chiudere i suoi bilanci a fine mese. Ufficializzare una sorta di 'condanna” morale per chi beve (lo ripetiamo, moderatamente), avrà come unico effetto un'ulteriore caduta dei consumi in bar e ristoranti, a vantaggio ovviamente del commercio puro di bevande, non soggetto ad alcun controllo.

Il solo fatto di rendere obbligatoria la presenza di un 'precursore” in ogni locale apre poi la strada a infinite possibilità di contestazioni e rivalse. Pensiamo solo a quel cliente che, magari per pochi centesimi di punto, si dovesse trovare con un controllo degli organi di polizia che risulta superiore a quello accertato al ristorante o la bar. Con un buon avvocato potrebbe rivalersi contro il pubblico esercizio che per legge non gli può nemmeno firmare una certificazione di mancato superamento del tasso alcolico limite... O peggio, pensiamo al caso di un locale in cui, per un guasto improvviso (l'apparecchio maneggiato da più persone potrebbe cadere) o perché sono esaurite le cannucce sterili in cui soffiare, sia impossibile utilizzare l'etilometro. Esci dal locale, ti becca la Stradale e tu contesti il ristorante...

E tutto ciò solo perché, come è ormai consuetudine da alcuni anni, si tende più a vietare che a prevenire, scaricando su altri (in questo caso i pubblici esercizi) compiti e doveri che le istituzioni non sono in grado di svolgere. Ce ne sarebbe già abbastanza perché, alla Camera dei deputati o in sede di Governo, qualche politico armato di buon senso cancelli norme ridicole e dannose che avrebbero il solo effetto di distogliere le forze dell'ordine dal controllo sulle strade, per mandarle a verificare se al bar o al ristorante i precursori sono in funzione. Ma sarebbe anche ora che contro queste norme cretine non si trovassero in campo solo pochi giornalisti di settore e la Fipe. è tempo che anche i produttori di vino si diano una mossa e difendano il valore, culturale e salutistico, di un settore non certo di secondo piano per la nostra economia.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net




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