Lo avevamo segnalato per tempo sperando in qualche soprassalto di efficienza ministeriale. E invece nulla. Il pur importante
stanziamento di oltre 3,6 miliardi di euro a sostegno delle imprese turistiche, annunciato come al solito in pompa magna dal ministro del Turismo, a oggi resta una sorta di miraggio che nelle banche che dovrebbero partecipare all'operazione non si è mai trasformata in concreti strumenti di finanziamento (con tanto di modelli, procedure, tassi, ecc.). E intanto il settore, complice la crisi che ha ridotto giorni di vacanza e presenze ai ristoranti, sta macinando disagi su disagi.
Al Ministro compete giustamente di dare la linea e mettere in atto tutta una serie di strumenti capaci di fare sviluppare e consolidare un sistema cardine per l'economia italiana. Non le si chiede certo di verificare nel dettaglio come si muovono i suoi uffici. Ma almeno una piccola occhiata non guasterebbe. Anche perché di sciocchezze nei suoi uffici ne sono state fatte molte. Basterebbe ricordare l'elaborazione del
Codice del turismo, mai passato nemmeno all'esame della Commissione ministeriale per il turismo enogastronomico (ormai ridotta ad una sorta di foglia di fico del Ministro) e licenziato col solo beneplacito della Federalberghi, a cui ha garantito di svolgere attività da esercizi pubblici (ristoranti) senza averne le licenze o il rispetto delle norme.
E proprio il Codice del turismo continua a rappresentare una cartina di tornasole degli equivoci con cui ci si muove nel settore. Contraria a molti dei contenuti - che di fatto metteranno in crisi la ristorazione tradizionale, già sottoposta a troppa concorrenza sleale - la Fipe aveva minacciato di chiedere le dimissioni del Ministro se non ci fosse stata qualche correzione. Salvo poi, vista la malparata, accontentarsi di una
Circolare interpretativa che avrebbe dovuto limitare i danni e mettere in una posizione un po' più tutelata la ristorazione. Ma ad oggi non si è ancora vista alcuna Circolare, e ai piani alti del Ministero giurano di non aver visto mai nessuno all'opera su questo testo. Ma allora, ci chiediamo, hanno ragione i tanti ristoratori che ci inviano mail di contestazione verso la Brambilla o forse abbiamo sbagliato tutti a fidarci di un impegno verbale? E ancora, se la Circolare non si vede in fretta, cosa pensa di fare la Fipe? Davvero è il caso di continuare a 'proteggere” il Ministro e non prendere finalmente una posizione decisa e forte anche a costo di scontrarsi con altri interessi in casa Confcommercio (leggi Federalberghi)?
Se
Gualtiero Marchesi ha deciso di iscriversi a Confindustria è proprio perché non si sentiva rappresentato fino in fondo (almeno sulle grandi scelte strategiche) dalla Fipe-Confcommercio. E se ora su una questione centrale come il Codice del turismo il sindacato pensa di poter fare finta di nulla contando sulla dimenticanza degli operatori, non tiene conto che la crisi economica preoccupa e fa innervosire i ristoratori che vedono magari calare i loro clienti a vantaggio di altri operatori concorrenti che sono rappresentati magari dalla stessa Fipe o dalla Confcommercio, ma che non avrebbero, secondo la legislazione corrente, le carte in regolare per somministrare alimenti al pubblico.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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