La Commissione europea chiederà chiarimenti all'Italia sulla legge che rende obbligatoria l'etichetta d'origine per tutti i prodotti alimentari. In particolare Bruxelles avanza dubbi sulla conformità con le norme comunitarie per quanto riguarda i prodotti trasformati. «Se per la carne fresca la legge italiana sull'etichettatura obbligatoria dei prodotti alimentari anticipa un regolamento che dovrebbe entrare in vigore in tutta l'Ue, per i prodotti trasformati la normativa italiana pone dei problemi perché va al di là di quanto previsto dalle norme comunitarie», ha spiegato Frederic Vincent, portavoce del commissario Ue alla Salute, John Dalli. Ha però precisato che è troppo presto per dire se l'estensione anche ai prodotti trasformati dell'etichettatura di origine prevista dalla norma italiana potrà condurre all'apertura di una procedura d'infrazione da parte di Bruxelles.
Per quanto riguarda la carne, a livello europeo si profila la possibilità di raggiungere un accordo politico in Consiglio dei ministri Ue della Salute del 14 febbraio per l'etichettatura d'origine non solo per la carne bovina, ma anche per quella di maiale, per il pollame e per la carne ovina. Il regolamento potrebbe quindi entrare in vigore, dopo l'iter parlamentare, entro il 2013-2014. In questo caso la legge italiana è considerata un'anticipazione di quanto all'esame a livello europeo. Per Bruxelles il problema si pone per altri prodotti come quelli trasformati, ha ribadito il portavoce, ricordando che resta sempre la possibilità di etichettatura volontaria.
A meno di 24 ore dall'approvazione del ddl 2260 da parte della Commissione Agricoltura della Camera in sede legislativa, dall'Unione europea arriva dunque il rimbrotto. E non solo non viene riconosciuto tutto il lavoro fatto finora dall'Italia, ma viene preannunciato il rischio che venga avviata una procedura di infrazione. Anche perché l'Europarlamento aveva già approvato, tempo fa, una direttiva sull'informazione che prevedeva l'etichettatura per alcuni prodotti, come la carne fresca. Se il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan il 18 gennaio dichiarava alla Camera che «bisogna combattere ancora in Europa» e che «per la prima volta, come ha riconosciuto il commissario europeo alla Salute Dalli, l'Italia è assolutamente innovativa e due anni avanti all'Europa», la batosta che arriva da Bruxelles è proprio di Dalli. Entro una settimana arriverà una lettera ufficiale del Commissario Ue in cui, sentito l'ufficio legale della commissione Salute, risponderà alle autorità italiane ribadendo che la legge appena approvata in Italia non è applicabile in quanto in contrasto con il diritto comunitario.
E mentre in Italia si sgomitava per far divenire legge nel minor tempo possibile l'etichettatura di origine per i prodotti alimentari, a dicembre in Europa si perdeva un'occasione per mettere in chiaro le cose. Nell'accordo politico che prevede un'etichetta che indichi il valore nutrizionale sulle confezioni dei prodotti venduti nella comunità europea, spariva però l'emendamento 101 - inserito all'interno della direttiva informazione ai consumatori e già passato in Commissione Agricoltura e alla prima lettura di Strasburgo - relativo proprio all'etichettatura di origine dei prodotti freschi. Votato in plenaria a Stasburgo l'emendamento registrava infatti una battuta di arresto l'8 dicembre scorso in Consiglio dei ministri Ue della Salute.
Se la legge sull'etichettatura non dovesse essere riconosciuta sarà un danno per i consumatori che avranno accesso ai valori nutrizionali dei prodotti ma non potranno conoscerne l'origine.
L'Italia non si dà per vinta: in prima linea il ministro Galan che già martedì 18 aveva esortato l'Unione europea a prendere esempio dall'Italia, e che ora potrebbe cercare un appoggio a Bruxelles o a Strasburgo al fine di evitare non solo che il ddl italiano sull'etichettatura muoia prima di nascere, ma anche per far sì che l'Italia non si ritrovi a pagare sanzioni per procedura di infrazione.
Immediata la risposta del ministro Galan che in una nota ribadisce: «La legge sull'etichettatura approvata ieri dalla Commissione agricoltura della Camera dei deputati è assolutamente coerente e rispettosa delle regole comunitarie. Vogliamo tranquillizzare la Commissione europea sul fatto che le regole in essa contenute - regole che offrono larga tutela al consumatore e rappresentano una normativa di avanguardia a livello europeo - non determinano alcuna violazione dell'ordinamento comunitario. Per questo siamo disposti a fornire tutte le informazioni che la Commissione europea dovesse ritenere utili ed offriamo la più ampia collaborazione agli uffici comunitari. La nostra legge, nell'intento modernissimo di tutelare il diritto di scelta del consumatore si limita a stabilire il principio di ordine generale secondo cui in etichetta va indicata in via obbligatoria l'origine della materia prima agricola utilizzata. Ma non in via immediata e indiscriminata per tutti i prodotti. Elaboreremo infatti per ciascuna filiera (o per ciascun prodotto) un decreto attuativo che prevederà le modalità per l'indicazione dell'origine in etichetta. L'individuazione dei prodotti sarà fatta d'intesa con le componenti della filiera (agricola e industriale) e con il parere delle Commissioni parlamentari. Queste regole tecniche saranno notificate di volta in volta alla Commissione europea per l'esame e l'autorizzazione. Voglio ribadire che per davvero abbiamo messo a punto e approvato una legge che rispetta in pieno le regole comunitarie, e confidiamo per questo che la Commissione si esprima positivamente su di essa».
«Il fatto che in Italia si sia affrontato concretamente a livello normativo la questione dell'etichettatura dell'origine dei prodotti agroalimentari - ha detto Alessandro Ranaldi, vicepresidente vicario della Copagri con delega sui settori produttivi - è certamente da ritenere un passo avanti. Ora sarà però determinante che ci si impegni come sistema – Paese, affinché in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea vi sia un'etichettatura obbligatoria trasparente a tutela dei produttori e dei consumatori. Tuttavia ci sono le ombre generate dal cosiddetto 'principio di prevalenza' per quel che concerne l'indicazione della materia prima agricola utilizzata per i prodotti trasformati. Qui è necessaria immediata chiarezza a partire dalla stesura dei decreti attuativi. Noi diciamo subito, che un'etichetta che dovesse riportare percentuali di prodotto proveniente da più paesi – e non solo dall'Italia – vanificherebbe gli obiettivi che come Copagri abbiamo sempre proposto in materia. Se si tratta di indicare una percentuale di prodotto di provenienza italiana ed un'altra di provenienza estera si rischia di non dare reale trasparenza al prodotto finito per via dei difficili controlli. Consideriamo l'esempio fondamentale del Parmigiano Reggiano: se, per assurdo, dovesse riportare in etichetta anche una minima percentuale di latte non prodotto nell'area indicata dal disciplinare europeo, perderebbe la Dop. Se dovesse essere confermato il principio di prevalenza Copagri si opporrà in sede di definizione dei decreti attuativi».
«Quando è in gioco la salute dei consumatori non si può perder tempo e cedere alle pressioni delle grandi lobby interessate». è quanto afferma la senatrice del Pd Colomba Mongiello intervenendo in Aula, nel corso dell'informativa resa dal Ministro della Salute sul caso diossina. «Bene ha fatto il Parlamento italiano scegliendo di legiferare sull'etichettatura, rendendo giustizia al lavoro, alla fatica degli agricoltori e tutelando la salute e la sicurezza dei consumatori. L'Italia dopo questo voto fa da apripista, ma ora bisogna insistere perché l'Unione Europea possa varare una normativa sulla tracciabilità. A tal proposito insieme agli altri colleghi del Partito Democratico scriveremo a tutti i Parlamentari europei perché sostengano, in questa sede, il provvedimento votato all'unanimità dai loro colleghi nazionali. Solo così si offre una reale tutela ai prodotti italiani e alla salute dei consumatori, ed è per questo che dobbiamo continuare a sostenere convintamente questa legge. Infine ricordo al Ministro che un conto è la gestione del rischio, e in merito il lavoro dei Nas è davvero encomiabile, un conto è la valutazione dello stesso che non spetta al Ministero ma ad un organo terzo capace di garantire allo stesso tempo indipendenza e autorevolezza scientifica. è paradossale che l'Italia, che ospita l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, continui ad esser priva della propria Agenzia nazionale. Con il Governo Prodi l'abbiamo istituita e per intero finanziata, ora a voi tocca avviarla. Basta giocare con la salute dei cittadini».
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