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Pericolo Anisakis e Opisthorchis Quando il pesce crudo è a rischio

Il pesce crudo può essere contaminato da diversi microrganismi che provocano infezioni o tossinfezioni, causando problemi gastrointestinali. Tali batteri risultano invisibili a occhio nudo e i controlli, a campione, non sono sempre in grado di verificare con certezza la loro assoluta assenza

di Massimo A. Giubilesi
Founder & Ceo Giubilesi & Associati, Chairman FCSI Italian Unit
13 marzo 2011 | 15:58
Pericolo Anisakis e Opisthorchis Quando il pesce crudo è a rischio
Pericolo Anisakis e Opisthorchis Quando il pesce crudo è a rischio

Pericolo Anisakis e Opisthorchis Quando il pesce crudo è a rischio

Il pesce crudo può essere contaminato da diversi microrganismi che provocano infezioni o tossinfezioni, causando problemi gastrointestinali. Tali batteri risultano invisibili a occhio nudo e i controlli, a campione, non sono sempre in grado di verificare con certezza la loro assoluta assenza

di Massimo A. Giubilesi
Founder & Ceo Giubilesi & Associati, Chairman FCSI Italian Unit
13 marzo 2011 | 15:58
 



L'introduzione di nuove culture nel nostro Paese, soprattutto orientali, ha comportato un notevole aumento del consumo di pesce crudo (alici marinate, bocconcini giapponesi di sushi e sashimi e altri piatti). Per quanto sia gustoso, mangiare pesce crudo aumenta il rischio di intossicazioni e infezioni causate da virus e batteri patogeni, oppure di infestazioni da parte di parassiti, mettendo in pericolo la vita dei soggetti più deboli come bambini e anziani.

Il pesce crudo può essere contaminato da diversi microrganismi che provocano infezioni o tossinfezioni, come Listeria, Escherichia coli, Salmonella, Epatite A, tutti batteri che causano problemi gastrointestinali. Tali batteri risultano invisibili a occhio nudo e i controlli, essendo a campione, non sono sempre in grado di verificare con certezza la loro assoluta assenza. Il pericolo può inoltre arrivare da alcuni parassiti ben visibili a occhio nudo come l'Anisakis e l'Opisthorchis.

Anisakis
è un verme (nematode) normalmente presente come parassita intestinale in numerosi mammiferi marini ed ospite intermedio, nel suo stadio larvale, di molti prodotti ittici di mare (soprattutto tonno, salmone, aringhe, merluzzo, acciughe, sgombro). Se al momento della cattura il pesce non viene immediatamente eviscerato, questi nematodi possono migrare dalle viscere del pesce alle sue carni. Tali larve hanno l'aspetto di un capello bianco, misurano da 0,4 a 20 millimetri e non sempre sono visibili ad occhio nudo.

Quando l'uomo mangia pesce crudo, se infestato, le larve possono impiantarsi sulla parete dell'apparato gastrointestinale, dallo stomaco fino al colon. Per difendersi dai succhi gastrici, attaccano le mucose con grande capacità perforante, determinando una parassitosi acuta o cronica.

La parassitosi acuta da anisakis insorge dopo poche ore dall'ingestione e si manifesta attraverso: sintomi acuti come dolori addominali, nausea e vomito, sintomi cronici come ulcere infiammazioni, danni a fegato, milza e pancreas. Possibili anche reazioni allergiche fino allo shock anafilattico, a causa della sensibilizzazione alle proteine antigeniche termoresistenti del parassita. La cura dell'anisakis richiede molto spesso l'intervento chirurgico, per asportare la parte dell'intestino invasa dai parassiti.

Opisthorchis

Sono vermi piatti che si possono trovare nei prodotti ittici di lago e fiume e si localizzano nei dotti biliari dei mammiferi incluso l'uomo. Attraverso i dotti biliari le uova prodotte raggiungono l'intestino e sono trasportate all'esterno con le feci. Nell'ambiente esterno le uova proseguono lo sviluppo solo se ingerite da molluschi di acqua dolce del genere Bythinia. All'interno del mollusco il parassita, attraverso numerosi stadi larvali si trasforma in Cercaria. Le cercarie abbandonano il mollusco e penetrano nei tessuti dei incistandosi nei muscoli e trasformandosi in un altro stadio larvale (Metacercarie).

Quando l'uomo consuma il pesce contaminato dal parassita, quest'ultimo raggiunge i dotti biliari trasformandosi in adulto in circa 30gg e ricominciando il suo ciclo. Nell'uomo il quadro clinico è caratterizzato da anoressia, problemi di digestione, dolori addominali aspecifici localizzati soprattutto al quadrante superiore destro, stanchezza, perdita di peso, diarrea, episodi di ittero con e senza febbre. A complicare i quadri tardivi della malattia possono sopraggiungere cirrosi epatica e colangiocarcinoma.

Tale parassita può essere identificato nell'uomo attraverso la ricerca microscopica delle uova nelle feci dopo arricchimento, con indagine ecografia, oppure test sierologici o metodo molecolare. Recentemente sono stati segnalati casi nell'Italia centrale dovuti al consumo di carpaccio di tinca pescata nel lago Trasimeno e nel lago di Bolsena.


Come ridurre il rischio di intossicazione da prodotti ittici
Una circolare del ministero di Sanità del 1992 e il Reg. 853/2004/Ce, obbligano chi somministra pesce crudo o in salamoia (il limone e l'aceto non hanno alcun effetto sul parassita) a utilizzare pesce congelato o a sottoporre a congelamento preventivo o trattamento del freddo il pesce fresco da somministrare crudo. Larve e vermi muoiono se sottoposti a 60° di temperatura, oppure dopo 96 ore a -15° C, 60 ore a -20° C, 12 ore a -30° C, 9 ore a -40° C.

I pericoli maggiori provengono sia dai ristoranti sia dal consumo domestico. Purtroppo non tutti seguono queste indicazioni, poiché i casi sono in aumento e la causa è spesso da imputare ad alici marinate, evidentemente non sottoposte a congelamento preventivo. I dati del 2010 forniti dal ministero della Salute confermano che il sistema di allerta Rasff ha notificato 58 casi di pesce contaminato da parassiti (41 segnalazioni sono state fatta dall'Italia). Nell'anno precedente le notifiche sono state 48 di cui 31 originate dall'Italia. Oltre a queste segnalazioni che riguardano partite di pesce importato da altri paesi o esportato dalle nostre regioni, a livello locale il Ministero ha rilevato altri 23 casi nei primi dieci mesi del 2010 contro i 9 dell'anno precedente.

Per evitare contaminazioni, è preferibile seguire alcuni semplici consigli:
1) evitare il consumo di pesce crudo in ristoranti "travestiti" da giapponesi;
2) evitare il consumo di alici marinate, se non preventivamente congelate;
3) acquistare pesce fresco per il consumo domestico e congelarlo per almeno 4-5 giorni nel congelatore a -18 gradi. Il pesce prontamente eviscerato è più sicuro di quello venduto con le viscere;
4) prestare attenzione alle specie a rischio, come lo sgombro, le sardine, il tonno e il pesce azzurro in genere.

Ultimamente alcuni ristoranti indicano sul menu che il pesce crudo è stato trattato termicamente (processo di congelamento), così come stabilito dall'ordinanza ministeriale in vigore.

ATTENZIONE ANCHE AI MOLLUSCHI

Le intossicazioni algali sono intossicazioni alimentari causate da biotossine delle alghe, sostanze tossiche prodotte da alghe unicellulari e presenti sia in acqua dolce sia salata. Sono generate dal consumo crudo o cotto di molluschi bivalvi (molluschi la cui conchiglia è formata da due parti: cozze, vongole, mitili, ostriche...), provenienti da aree non controllate. Le biotossine, inoltre, sono composti termostabili e pertanto la cottura dei molluschi non riduce il rischio di avvelenamento.

Le biotossine algali vengono suddivise in base alle caratteristiche di solubilità in idrosolubili e liposolubili.

  • Paralytic Shellfi sh Poisoning (PSP): responsabile dell'avvelenamento è la saxitossina (idrosolubile). Diffusa in tutto il mondo, è particolarmente presente in Alaska e nella Terra del Fuoco, dove è associata a vistose fioriture algali che danno il nome alla cosiddetta marea rossa (red tide). In Europa i paesi sul versante atlantico sono esposti al rischio PSP. Nelle acque costiere italiane questa biotossina è rara, pur essendo stati segnalati casi di presenza in mitili. I sintomi di intossicazione presenti nell'uomo sono: paralisi, formicolio e bruciore alle labbra, astenia, atassia, paralisi respiratoria in 3-12 h.
  • Amnesic Shellfi sh Poisoning (ASP): responsabile dell'avvelenamento è l'acido domoico e suoi isomeri (idrosolubili). Riconosciuta per la prima volta come causa di avvelenamento in Canada nel 1987. Questa biotossina è presente nelle acque costiere del Nord Europa. Nel Mar Mediterraneo non è mai stata segnalata presenza di ASP. I sintomi di intossicazione presenti nell'uomo sono: nausea, anoressia, vomito, crampi addominali, diarrea, perdita di memoria.
  • Diarrethic Shellfi sh Poisoning (DSP): appartengono a questa categoria l'acido okadaico (OA) e suoi derivati chiamati dinophysitossine (DTXs), composti polieterei liposolubili. Hanno una diffusione cosmopolita. Episodi di intossicazione sono stati segnalati anche in Italia. I sintomi di intossicazione presenti nell'uomo sono: diarrea, crampi addominali, perdita di memoria. Incubazione 30 min - 7h.
  • Azaspiracid (AZP): composto liposolubile. Presente nelle aree costiere del Nord Europa. La diagnosi di intossicazione si basa sui dati anamnestici e sul tipo di sintomi in atto in particolare di origine gastrointestinale: diarrea, crampi addominali.
  • Yessotossine (YTXs): composti liposolubili ad azione tossica nel topo. A tutt'oggi non sono segnalati casi di intossicazione umana. Presenti nel Mar Adriatico.
  • Pectenotossine (PTXs): composti liposolubili, ad azione tossica nel topo. Segnalati in Italia.
In tutti i casi il breve periodo di incubazione permette di risalire all'alimento causa dell'infezione.


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05/11/2014 11:25:52
1) pericolo anisakis e ophistorchis
Articolo molto interessante, approfondito,comprensibile da tutti. Non sono mai troppe le informazioni di sicurezza che riguardano i prodotti alimentari e la loro cura. Grazie . Gigliola.
Gigliola Marzi Marzi
artigiana prod.alimenti


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